Regia di Michael Winterbottom vedi scheda film
Trasposizione del romanzo del ’52 di Jim Thompson ambientata negli stessi anni ’50, plastificati e appiattiti dallo sguardo e la gestione dei tempi di Winterbottom. La figura del serial killer, vice sceriffo freddamente dedito ad efferatezze, è incarnata dai tratti fastidiosamente regolari di Casey Affleck, dalla sua espressione di linoleum occasionalmente tagliata dal sorriso del mostro soddisfatto, dalla sua voce stridula e strascicata. The Killer Inside Me è un noir che non ha le atmosfere del noir, non ne ricerca il tono epico e neanche la sospensione. Non ha, d'altra parte, neppure l’aspirazione del realismo, negato da una regia statica che riporta chiusure geometriche e toni dalle tinte pastello. Eppure il film lascia un innegabile senso di inquietudine, un certo malessere. Dovuto principalmente alla visione delle imprese di uno psicopatico particolarmente incline al pestaggio delle donne, in scene che ricordano per accanimento la celebre misoginia di von Trier, ma la privano della visione convulsa e ravvicinata, della morbosità dichiarata, per tenersi in equilibrio su una rappresentazione che trova la sua identità nell’ostentazione di una neutralità dichiaratamente filmica. È un tono che accompagna con efficacia e completa la figura del protagonista, che pure germinato dai consueti traumi infantili non suscita qui alcuna empatia, attraversa il film e il controsenso di un iperrealismo desaturato, richiamando nello spettatore una versione piuttosto insolita delle proprie insicurezze dormienti.
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