Regia di Thomas Vinterberg vedi scheda film
Vinterberg fa ancora centro. Submarino si presenta inizialmente in modo particolare, con un'atmosfera surreale, a partire dallo stacco temporale che ci presenta un personaggio ancora schiavo del dolore, come se tutti quegli anni di possibile elaborazione non fossero esistiti per lui come succede per lo spettatore. A questo vanno ad aggiungersi un paio di scene un po' sopra le righe, relativamente e conoscendo la scrittura di Vinterberg e Lindhom. Le cose verranno comunque spiegate pian piano ritornando alla classica atmosfera del regista, fatta di climax emozionali che non vengono nutriti da meccanismi stra-abusati e che forse proprio per questo motivo riescono a imporsi così prepotentemente. Tra le molte scene uno scambio di sguardi in chiesa che anticipa quel capolavoro che è Il sospetto, sempre firmato Vinterberg e Lindhom.
Tra i temi principali di questo film la responsabilità, di cui i due fratelli protagonisti rappresentano due tipologie differenti.
Il fratello maggiore è schiavo del dolore, provocato non tanto dalle vicende in sè, ma quanto più dalle sue azioni involontarie, per quanto figlie di una responsabilità inadempiuta. Vicende in cui il protagonista ha quindi una colpa relativa ma che gli pesano sulla schiena come un macigno.
Il fratello minore rappresenta la responsabilità assunta a cui non è ancora conseguito nulla di definitivo. La colpa non esiste ancora ma viene covata nelle ipotesi e nei "se", condizionandolo nelle scelte di vita.
Da questo tema il regista crea la storia che esplode nel finale con una poetica di morte intesa come rinascita. La differenza tra Submarino e, per esempio, Festen e Il sospetto è che in questo film è la storia a partorire il messaggio e non viceversa. Come il regista ci ha abituato, aspettatevi caratterizzazione e dialoghi al top.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta