Regia di Jasmila Zbanic vedi scheda film
Della serie belli e invisibili.
Lei, Luna, fa la hostess e lui, Amar, è controllore di volo per una compagnia aerea della Bosnia-Erzegovina. Terra che ancora piange per le sue guerre e pulizie etniche, per le religioni che coabitano ma che tracciano solchi tra i cittadini. Ma loro sono una coppia perfetta: si amano, vanno d’accordo e vogliono un figlio. Certo, in tutte le coppie c’è sempre qualcosa che crea intoppi e problemi, non esiste la coppia senza scambi di vedute e loro non fanno eccezione, soprattutto quando lui perde il lavoro a causa del suo vizio di bere un po’ troppo. Inoltre hanno qualche difficoltà ad avere figli e mostrano una certa reticenza psicologica quando si rivolgono ad un centro per la procreazione assistita. Insomma una vita normale, compreso le complicazioni di una coppia normale ed affiatata.
Il quadretto familiare ed affettuoso però viene incrinato da un elemento che sopraggiunge come un terzo ospite: la religione. E non è una semplice questione di ravvedimento spirituale che interviene, ma una vera e propria crisi mistica che irrompe, una conversione verso l’ala più fanatica e integralista dell’islamismo. La coppia, come nel caso di adulterio, diventa un rapporto a tre. La causa di tutto ciò è la partenza dell’uomo verso un campo di Wahabiti (musulmani integralisti), dove Amar ha trovato un posto di lavoro tramite un vecchio ex commilitone (la guerra è ancora un ricordo fresco, di cui non si parla, ma è sempre presente): lì la comunità vive con donne e uomini separati da steccati, secondo il loro dogma la donna si deve coprire tutta, è peccato ballare, divertirsi, bere, fare sesso prima del matrimonio, l’uomo non può dare la mano ad una donna. L’uomo però può persino sposare una minorenne. E tutto questo è troppo per Luna. La sua famiglia è sì musulmana, ma non integralista e questo viene evidenziato da un aspro litigio tra Amar e la nonna di lei, quasi a testimoniare il distacco che sta avvenendo nella coppia.
La profonda virata nella vita di Amar diventa paragonabile così ad un vero adulterio, perché si insinua nella coppia e nel modo di vedere e di vivere la vita. I litigi che scoppiano paiono avere come causa un’altra donna ed invece è il cambiamento che è in lui. Nel rapporto ormai incrinato si può leggere la stessa distanza che qualche decennio fa divise le etnie diverse dell’ex Jugoslavia, le stesse incomprensioni e intolleranze che sfociarono in una guerra totale e devastante e nello sterminio di intere comunità. La crepa tra i due sembra irreparabile e solo la rinuncia alla posizione rigida di uno dei due potrebbe portare alla riconciliazione, altrimenti c’è solo la rottura definitiva.
Zrinka Cviteši?, l’attrice croata che impersona Luna, è veramente brava ed ha una naturalezza che, secondo me, non può rimanere fuori dal grande giro del cinema mondiale.
La regista Jasmila Zbanic, nata a Sarajevo, qui al suo secondo lungometraggio,ha vinto l'Orso d'Oro a Berlino, nel 2006, con “Il Segreto di Esma”. Con “Il Sentiero” torna ad occuparsi di donne e della sua Jugoslavia e del trauma della guerra che prima o poi torna nelle vite di chi l'ha vissuta. Basta guardare la scena in cui Luna rivede, dopo tanti anni, la casa dove è nata e cresciuta ma dove ha perso la mamma. La città dove la storia è ambientata sembra una città qualsiasi, senza rovine, forse un po’ troppo nuova; ma appena il rapporto tra i due peggiora, vengono mostrate le periferie che invece le cicatrici ce le hanno ancora. L’ambientazione insomma accompagna i sentimenti.
La pellicola è sicuramente meritevole di essere vista. Il problema è che in Italia il cinema di qualità non piace ai distributori e agli esercenti: gli incassi li fanno con i truzzi che vanno in vacanza, purtroppo.
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