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Exit Through the Gift Shop

Regia di Bansky vedi scheda film

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La recensione su Exit Through the Gift Shop

di alfatocoferolo
8 stelle

Documentario decisamente avvincente e per molti versi contorto. Il regista (o presunto tale) esordisce davanti alla telecamera con le parole più adatte, doveva essere un documentario su di lui ma è diventato un documentario sul suo documentarista, tale Thierry Guetta (anche noto come Mr. Brainwash). In effetti la figura centrale di tutto è proprio questo strambo personaggio che fa fortuna rivendendo come prodotti vintage vecchie scarpe ed articoli sportivi a ricchi americani, coltiva la sua ossessione per le video-riprese filmando praticamente tutto ciò che vede e finisce per interessarsi alla street-art dopo la conoscenza di un suo cugino dal nome d'arte Space Invader che si è fatto un nome collocando mosaici raffiguranti i personaggi dell'omonimo videogame per le strade della Francia. Da quel momento Guetta dedica tutto il suo tempo a filmare questi artisti con la scusa di dover fare un documentario sulla street-art, migliaia e migliaia di ore di filmati ammassati senza nessun criterio in scatoloni conservati in una stanza di magazzino. Il materiale raccolto è molto corposo ma manca il pezzo migliore della collezione, l'artista di strada più sfuggente e misterioso del panorama internazionale, in grado di sfidare persino l'esercito giordano con le sue raffigurazioni sfrontate: Banksy. L'incontro con lo stesso avverrà in maniera del tutto fortuita e creerà un sodalizio che darà una connotazione più chiara a Banksy e soprattutto mostrerà a tutti il vero personaggio di Guetta. Quando nel finale l'artista chiederà a Thierry di mostrargli il documentario, scoprirà che lo stesso non aveva la più pallida cognizione di cosa stesse facendo e nessun documentario per le mani. Solo ore e ore di filmati nemmeno classificati. Decide quindi di confezionare lui il filmato e dice a Thierry di tornare in America e dedicarsi alla street-art. Con la personalità megalomane ed esuberante che lo contraddistingue, Thierry prende in parola l'amico e si dedica anima e corpo a mettere in pratica ciò che ha imparato, creando dal nulla una collezione sterminata di opere per lo più scopiazzate dagli artisti che aveva documentato e create per mano di artigiani a cui detta semplicemente le sue idee, il suo profluvio di idee copiate. La mostra sarebbe probabilmente destinata al fallimento se non fosse che Guetta ha due brillanti idee. La prima è regalare 200 opere originali ai primi visitatori della mostra (consistenti tra l'altro nella stessa serigrafia con uno schizzo di vernice lanciato da un barattolo), la seconda farsi pubblicizzare dai suoi amici Shepard Fairey e Banksy: è un successo. Oltre un milione di dollari di vaccate scopiazzate, vendute a maniaci del collezionismo. I più increduli sono proprio i suoi amici, consci della totale inettitudine artistica di Guetta. La morale della favola è delle più contorte, la megalomania e le capacità di marketing diventano a tutti gli effetti fenomeno artistico, Guetta chiede che sia la storia a giudicare se fosse un genio o meno ma è innegabile che il meno dotato di tutti gli artisti del documentario sia diventato forse il più ricco. Guetta è la copia di John Belushi dei Blues Broters, le sue opere sono una brutta copia di idee altrui eppure Mr. Brainwash vende e finisce persino per "disegnare" la copertina del greatest hits di Madonna. Non è arte anche questa?

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