Regia di Sergej M. Ejzenstejn vedi scheda film
Il cortometraggio d'esordio (poco più di cinque minuti di durata) di Sergej M. Ejzenštein, originariamente realizzato per concludere la rappresentazione teatrale della commedia satirica Anche il più furbo ci può cascare (1868) di Aleksandr N. Ostrovskij, che lo stesso regista, insieme al commediografo Sergei M. Tretjakov allestirono nell'aprile del 1923 (in occasione del centenario della nascita di Ostrovskij) trasfigurando nelle forme giocose e leggere del teatro di rivista, tra farsa e commedia dell'arte, le istanze del Proletkult (movimento che auspicava e promuoveva la produzione e la fruizione dell'arte da parte del proletariato) e delle avanguardie futuristiche sovietiche dell'inizio degli anni Venti. A lungo considerato perduto (venne poi scovato da Dziga Vertov, che lo propose in un cinegiornale dell'epoca), Diario di Glumov rappresenta nella filmografia ejzenšteiniana non solo quel curioso divertissement che potrebbe apparire a prima vista, ma anche una prima, fondamentale teorizzazione delle sue sperimentazioni future sul "montaggio intellettuale", disseminate in un travolgente e surreale balletto di numeri circensi, ardite e funamboliche imprese, smorfie buffonesche degli attori, trasformazioni e magie, dal ritmo straordinario e dalla prorompente freschezza stilistica.
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