Regia di Alexander Kluge vedi scheda film
La missione artistica di Alexander Kluge è mostrare, attraverso il cinema, contenuti che vanno oltre il visibile: le immagini sono solo il punto di appoggio dei concetti espressi, i trampolini di lancio mentali da cui le idee spiccano il volo, disegnando traiettorie acrobatiche nel cielo dell’astrazione. L’essenzialità e l’indeterminatezza sono i principali veicoli della suggestione: ciò che rivela poco suggerisce molto, tutto e il contrario di tutto, aprendo quello spazio immenso e fertilissimo che è l’assenza di certezze. La realtà è fatta a pezzi per infrangerne le sovrastrutture ed i tradizionali impianti logici: la frammentarietà dei programmi di cortometraggi è come una galassia di schegge sparata nel cosmo per creare nuovi pensieri puri, non più vincolati alle convenzioni della concretezza ed alle abitudini della memoria. L’uso sistematico del testo scritto e del fermo immagine fa parte di questo progetto, che restituisce al fotogramma il ruolo da protagonista che gli spetta: il movimento coerente e continuo non è infatti una caratteristica della pellicola (che, come viene spiegato ne La magia dell’anima oscurata, è, per sua natura, un’alternanza di luce e buio, di suono e di silenzio), ma solo un’illusione prodotta dall’inerzia del nostro apparato visivo. Il nostro occhio ed il nostro cervello tendono a uniformare e connettere ciò che si per sé è disgiunto e contrastante, come le singole parole di una frase, o gli istanti divisi da un prima e un dopo. Un collegamento tanto istintivo quanto inappropriato è anche quello tra teoria e pratica: la seconda non è né lo specchio, né l’applicazione della prima. Come l’Übermensch di Nietzsche non si trova sul campo di battaglia, così non c’è contiguità (ma solo una casuale convergenza sullo stesso oggetto) tra la luna delle leggende ataviche e il satellite da conquistare con gli studi scientifici ed i mezzi tecnologici. La poesia, come la filosofia, si libra al di sopra dei soliti prodotti delle attività umane, e degli effetti scontati delle nostre pulsioni: è lei il filo conduttore incomprensibile e paradossale che attraversa – come un triangolo amoroso sadomaso con carretto – la disordinata storia del nostro essere, per dare un (non)-senso alla nostra esistenza.
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