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Maschere e pugnali

Regia di Fritz Lang vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Maschere e pugnali

di ethan
7 stelle

I 'Cloak and Dagger Boys' sono un altro modo di chiamare l'OSS, l'Ufficio dei Servizi Strategici americani che durante la Seconda Guerra Mondiale combatté con metodi spionistici il nazismo. In 'Maschere e pugnali', quarto ed ultimo film sull'antinazismo di Fritz Lang, Alvah Jesper, un fisico americano (Gary Cooper) è inviato in Europa dall'OSS, che teme che i tedeschi siano vicini a creare l'atomica, per contattare una collega donna che è tenuta prigioniera in Svizzera, ma dopo averla incontrata lei viene rapita ed uccisa. A questo punto, lo studioso arriva in Italia per cercare di avvinare un altro scienziato italiano (Vladimir Sokoloff), tenuto sotto scacco dai tedeschi che gli hanno rapito la figlia. In Italia sarà aiutato dai partigiani, tra cui la bella Gina (Lilli Palmer), che finirà per innamorarsi di lui, ma non tutti i piani andranno come si sperava. 

Tra i quattro film appartenenti a questo piccolo gruppo, 'Maschere e pugnali' è, a mio avviso il meno bello, in quanto sconta una prima parte un po' fiacca e quasi del tutto priva di colpi di scena o di sequenze che restano nella memoria e, pur riprendendosi nella seconda, quando il teatro dell'azione si sposta nell'Italia occupata, si perde un po' nella svolta mélo, con l'improbabile affair tra la partigiana e lo studioso, che lo script dà alla storia.

Due sono le scene che dimostrano ancora una volta il talento del cineasta austriaco: nella prima, a Lang basta un gatto e il suo miagolio, in un primo momento insignificante, che invece si rivelerà decisivo per rilevare, del tutto in maniera casuale - come spesso capita nei film di Lang - la presenza, fino ad allora rimasta segreta dello studioso americano nascosto in casa; nella seconda, sulle note (diegetiche) di una canzocina cantata in italiano in una piazza piena di scritte inneggianti al duce e al fascismo, Jesper e Luigi (Marc Lawrence), un fascista, si affrontano in un cruento corpo a corpo a mani nude dove, grazie a un montaggio suberbo, a una cura maniacale per i dettagli e a un magistrale uso del fuori campo, il primo avrà la meglio è riuscirà con uno stratagemma a mascherare il fatto e dileguarsi.

Il fatto che Gary Cooper si confermi un grande non rappresenta nulla di nuovo, al contrario di Lilli Palmer, la cui bravura nell'impersonare l'insegnante di musica, coraggiosa e ricca di temperamento, che si getta nella lotta partigiana costituisce una sorpresa, dato che conoscevo questa attrice solo di nome.

Nella versione italiana (a cui non si può dare più di una stentata sufficienza) si perdono tutte le varie parlate in originale, che risultano appiattite, come di conseguenza le varie recitazioni, anche a causa di un doppiaggio incredibilmente datato, con perle del tipo 'nucleolare' al posto di nucleare, non so se per censura o per l'uso allora in voga di tale termine arcaico.

Il film ha subito dei tagli proprio per lo scottante argomento del 'nucleare', forse perché il cinema non era ancora pronto per affrontare la spinosa questione, collegata a quella della Guerra Fredda, in un periodo in cui il mondo era appena uscito da un conflitto devastante e serviva tenere alto il morale al pubblico sparso nelle sale di tutto il mondo.

Voto: 7 (v.o.).

 

 

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