Regia di Koji Wakamatsu vedi scheda film
Oggi più che mai abbiamo bisogno del cinema estremo, opere che scuotono l'animo e devastano l'animo dello spettatore alla ricerca di nuove frontiere nei film che vede e Koji Wakamatsu sin dagli anni 60' ha sempre dato sensazioni forti ai fruitori delle sue opere. Autore di oltre 100 film nell'arco della sua carriera, Wakamatsu è una voce originale e controcorrente nella società Giapponese sempre più omologata e intenta a riscrivere il proprio passato, facendosi passare come vittima e non come carnefice tramite dei nefasti crimini di guerra per i quali mai la classe dirigente nipponica ha ammesso la propria colpevolezza.
Partendo da un racconto di Edogawa Ranpo, il regista adatta la storia spostandone l'ambientazione dalla guerra russo-giapponese al conflitto sino-giapponese degli anni 40', dando così un'esplicita connotazione politica alla pellicola, che funge da spitata critica del militarismo di stampo fascista del Giappone di quel periodo, tramite la figura di Tadashi Kurokawa (Keigo Katsuya), un tenente tornato dal fronte a seguito di gravi ferite che hanno costretto i dottori ad un intervento drastico per salvargli la vita; amputate braccia e gambe, volto mezzo ustionato, con l'udito probabilmente compromesso ed incapace di articolare qualsiasi parola, l'uomo oramai è ridotto allo stato di un bruco (il caterpillar del titolo), totalmente dipendente dalla moglie Shigeko (Shinobu Terajama), la quale è fortemente devastata dal vedere in vita il marito ridotto in questa condizione, rifiutandosi in un primo momento di accudirlo.
Caterpillar (2010), è un film contro la guerra da un'angolazione originale, dove la figura di questo "tronco umano" diventa simbolo del fascismo imperante nella società giapponese e di tutte le storture che ne derivano, fisso in questa condizione disperata, privo di qualsiasi cosa riconducibile alla parola umano, Tadashi si ritrova suo malgrado totalmente dipendente dalla moglie e dal suo status di Dio della guerra, datagli dal villaggio in cui vive e a cui viene mostrato dalla moglie tramite grottesche passeggiate, in cui la donna traina il carretto e tutte le donne e gli anziani (i giovani sono tutti al fronte) rendono omaggio al tenete pluridecorato, venerandolo come un eroe di guerra.
Wakamatsu soprendentemente per il suo curriculum, gioca affronta la materia con uno stile amatoriale e al tempo stesso distaccato, accentuando il senso del grottesco derivante dalla situazione narrata, diluendo la narrazione tramite dissolvenze incrociate, facendo uso dei classici stacchi di montaggio solo nelle scene di flashback. Non abbiamo mai tristezza e pena per Tadashi, sin da inizio film sappiamo che al fronte ha violentato una donna cinese e l'ha uccisa, inoltre a casa era un marito violento nei confronti della moglie che accusava di non sapergli dare un erede, una figura tutt'altro che eroica quindi, la cui condizione attuale riflette alla perfezione la bassezza delle sue azioni compiute. Tadashi ha usato il sesso come strumento di sopraffazione verso le donne e al suo ritorno a casa, esso risulta l'unica cosa che lo pone in un rapporto comunicativo con la moglie Shigeko, che tenta di sottomettere all'atto carnale tramite i suoi sguardi di repimenda con cui era solito ammutolire la moglie, quest'ultima in un primo tempo accetta la cosa anche per contribuire a tenere alto il morale delle mogli dei soldati tramite il suo esempio, intascare la pensione di invalidità del marito e conformarsi quindi alle convenzioni sociali, mostrando la sua devozione verso l'uomo durante le grottesche sfilate con il carretto nelle stradine tortuose del villaggio, per poi sfogare la propria disperazione nel privato mano a mano che il tempo scorre, poichè Tadashi ridotto in uno stato "animale", oramai si muove ripetitivamente in base agli istinti primordiali del mangiare, dormire, fare i bisogni e praticare sesso, sfiancando la moglie che durante il giorno si ammazza di lavoro nei campi di riso per raccattare un pò di cibo nonostanza il razionamento alimentare.
Una pellicola ripetitiva, come ripetitiva è la vita di un animale come è Tadashi, che nello stato di larva diventa simbolo di un regime totalitario fascista che annienta e riduce al silenzio il popolo; Shigeko se vuole riuscire ad affermare sè stessa, deve lottare per sopprimere questo bruco, che ha uno sguardo costantemente apatico e rivolto altrove, alienando nelle immagini del giornale e delle medaglie ricevute, pensando probabilmente al pietoso stato in cui è ridotto ora. Presentato a Berlino, la pellicola venne un pò massacrata da gran parte della critica del festival, incapace di apprezzare il vero cinema, forse ripetitivo e didascalico quando vuole criticare la guerra, ma l'analisi del conflitto da questo punto di vista risulta originale nell'arcodi 85 minuti, grazie anche ad un'intensa Terajama premiata con l'orso d'argento come miglior attrice e Katsuya che recita con degli occhi profondamente espressive ed un corpo in costante contorsione come se fosse un bruco nelle movenze a tutti gli effetti.
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