Regia di Koji Wakamatsu vedi scheda film
VOTO : 6/7.
Koji Wakamatsu realizza un film difficile per la realtà domestica che ritrae, angusto per come il suo sguardo si apre a ventaglio su una condizione umana e sociale complessiva (la guerra, con i fanatismi che genera e soprattutto la violenza che comporta su tutti i livelli), senza scordarsi le coordinate che hanno caratterizzato buona parte del suo cinema (erotismo, violenza), almeno per quello che ho visto, e sentito dire, della sua produzione.
Giappone, Seconda Guerra mondiale, Tadashi Kurokawa (Keigo Kasuya) torna a casa pesantemente menomato (ha perso tutti e quattro gli arti), venerato comunque da tutti e soprannominato “Dio della guerra”; toccherà così alla moglie Shigeko (Shinobu Terajima) accudirlo e portare avanti la casa.
Le cose non saranno semplici, anche perché i ricordi pre guerra, per lei, e delle sevizie perpetrate durante la stessa, per lui, sono destinati a tornare prepotentemente a galla, mentre il Giappone si appresta a perdere il conflitto mondiale.
Probabilmente mi aspettavo qualcosa di più da questo film, in ogni caso l’ho trovato concepito con idee chiare e sviluppato in maniera interessante, partendo peraltro da una situazione molto scomoda da rappresentare (in pratica tutto ruota intorno alla figura di un uomo senza braccia ne gambe).
Infatti, dopo l’apertura riservata ad uno stupro, la storia si schiude lentamente, ma procede passo dopo passo senza particolari intoppi; così veniamo a conoscenza dei rapporti, non facili, tra i due protagonisti prima della guerra, ma anche delle violenze che il militare fece poi anche in guerra ad altre donne.
Tutto questo cozza con l’immagine da eroe dell’uomo, venerato e rispettato da tutti, mentre l’ambiente che fa da contorno al rapporto principale è presentato come ottuso ed accecato dalla propaganda guerrafondaia.
Così è molto forte lo spunto antimilitarista (sentenziato sul finale con cifre che non si possono scordare sui milioni di morti della Seconda Guerra Mondiale e dal discorso di resa dell’imperatore) che riesce a far breccia nello spettatore, mentre il finale è quello che ci si aspetta, non proprio indimenticabile, ma comunque efficace.
In tutto questo la confezione è volutamente scarna, ma non mancano momenti emblematici ben tessuti (per esempio quando Tadashi si specchia nell’acqua) per un cinema non trascendentale, ma ben poggiato su idee chiare e intenti pregevoli.
Interessante.
VOTO : 6/7.
Regia che compie scelte non facili, con idee chiare ed obiettivi che sostanzialmente raggiunge.
VOTO : 6/7.
Convincente, buona intensità emotiva, brava a calibrare diverse sfumature (drammatiche e leggere).
VOTO : 6,5.
Prova di gran sofferenza, fisica, ma anche psicologica.
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