Regia di Giovanni Veronesi vedi scheda film
Nonostante la realtà, Giovanni Veronesi continua il suo personalissimo percorso di ricostruzione a piacere (suo) dell'Italia contemporanea, licenziando l'ennesima commediola di costume insignificante e superprodotta; a ingrassare il budget questa volta ci si mette anche il Governo, nella fattispecie del Ministero per i beni culturali, che elargisce oltre un milione di euro per 'riconosciuti meriti culturali' dell'opera (!). L'unica nota positiva del film è nel cast, che vede la presenza di Margherita Buy, Silvio Orlando, Michele Placido, Elena Sofia Ricci, Sergio Rubini in un cameo e Piera Degli Esposti; purtroppo ci sono anche alcuni adolescenti esordienti allo sbando davanti alla macchina da presa e la Littizzetto. La sceneggiatura di Veronesi, di Ugo Chiti e di Andrea Agnello è un cumulo di atroci banalità assortite a random, fra razzismo, incomunicabilità, Grande Fratello e bolse canzoni di Gianna Nannini (protagonista di un'altra comparsata); la serietà della messa in scena si valuta anche solo da particolari come la morte della vecchia nonna (Piera Degli Esposti), ricoverata d'urgenza in ospedale, gambizzata e più di là che di qua, ma sempre perfettamente tirata, pettinata, elegante, truccata e con sgargianti orecchini modaioli. Tutto pare, tranne che un'anziana in agonia; e tutto pare questa pellicola, tranne che una brillante commedia di costume. Tanto vale tralasciare la superficialità dei dialoghi e delle situazioni, ma quantomeno si stigmatizzi il finale rose e fiori che insulta un Paese che, nel 2010, sta tirando seriamente le cuoia. Ecco, la serietà è la prima mancanza di questo genere di operine. Mezzo voto in più per la presenza di Placido e Orlando. 1,5/10.
Problemi di ragazzini (una vergine quindicenne che vuole a tutti i costi fare sesso, un bambino che pesta i compagni di classe extracomunitari) e problemi di adulti (separazioni dolorose, incomprensioni reciproche): ecco la famiglia italiana del 2010.
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