Regia di Masaki Kobayashi vedi scheda film
In quest'opera di Kobayashi abbiamo di fronte un grosso spaccato della cultura giapponese che ci trasporta attraverso colori forti e accesi, classici dell'arte nipponica (il blu puro, il rosso e l'arancione, il bianco neve e il nero ombra), musiche tradizionali e miti ancestrali a percorrere secoli di storia del loro paese per mezzo di spiriti e superstizioni, e paure e terrori.
La sequenza del terzo episodio, quella della guerra Dan-no-ura fra Genji e Heika è forse la parte più fantastica dell'opera, nel quale con canti tipici del teatro giapponese accompagnato come in una lirica dalla biwa, si osserva prima attraverso un quadro, poi attraverso le azioni una guerra sanguinosa e tragica con livelli di epicità colossali. Invece per quanto riguarda il primo ed il secondo episodio che considero forse i minori dei quattro, sono comunque una gran prova di maestria nell'eseguire con semplicità vicende surreali, drammatiche e magiche per quanto concerne il genere horror nel cinema. Il quarto episodio è una perla, breve, ma incisiviva. Ogni singola parte di questo splendido capolavoro rappresentano archetipi importanti del cinema giapponese che poi avanti negli anni sarà trasposta sia ai manga che agli anime. Pietra miliare della settima arte nipponica ed ennesimo capolavoro di Kobayashi.
Incommensurabile
Non grande come in Harakiri, ma decisamente fenomenale.
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