Regia di Lisa Cholodenko vedi scheda film
Semplice e gradevole, “The kids are all right” ha il merito di approcciarsi a temi ancora considerati scomodi (quando poi ormai dovrebbero essere ben più assimilati da un mondo in costante evoluzione), l’amore omosessuale (tanto più quando questo diventa una famiglia a tutti gli effetti) e l’inseminazione artificiale col legame di sangue (in)diretto che si viene comunque a creare.
Nic (Annette Bening) e Jules (Julianne Moore) sono una coppia omosessuale che grazie all’inseminazione artificiale ha potuto avere due figli, Laser (Josh Hutcherson) e Joni (Mia Wasikowska).
I due giovani quando crescono vogliono conoscere il padre naturale e l’incontro con quest’ultimo (Mark Ruffalo) sembra procedere a gonfie vele.
Ma gli equilibri sono destinati a mutare nel momento in cui Paul conosce le due donne e comincia a frequentarsi privatamente con Jules.
Spontaneità e disinibita naturalezza sono due qualità non facili da ritrovare, tanto più quando si affrontano temi come quelli proposti da questa commedia.
Fino a quando il registro narrativo rimane lieve tutto funziona alla perfezione, certo la storia non ha sviluppi enormi, ma nel suo approcciarsi alla vita quotidiana riesce ad essere diretto ed armonico, così che si segue tutto con uno spirito partecipativo.
Solo verso la conclusione, quando gli equilibri sono inevitabilmente scossi dagli eventi (ma le scene di sesso tra Jules e Paul sono davvero effervescenti), qualcosa s’incricca, ma poi basta un caloroso abbraccio (un arrivederci vissuto come se fosse un addio) per rinsaldare il tutto, con una famiglia vera e solida che riesce a guardare oltre le difficoltà che un matrimonio spesso e volentieri comporta (anche se, si spera, magari sotto forme diverse nella maggioranza dei casi).
In questo contesto i cinque attori protagonisti offrono una valida sponda, tanto che è difficile scegliere chi fa meglio, tra una Annette Bening vera donna con i pantaloni, Julianne Moore più libertina e desiderosa di attenzioni, un Mark Ruffalo affascinante con la sindrome da Peter Pan (personaggio incauto che finisce tagliato fuori per non essere membro cardine della famiglia, sarà che la regista non vede di buon occhio i maschietti?) ed una Mia Wasikowska sempre più brava in grado di trasmettere tutte le sensazioni del caso.
Ed è buona ovviamente anche la direzione degli attori (compito non certo impossibile con materiale umano del genere), ma è soprattutto l’equilibrio d’insieme a funzionare come si deve.
In sintesi, non sarà certo un film che passerà alla storia, ma ha meriti secondo me evidenti nel modo con cui racconta legami non ancora assorbiti completamente dalla società, ma che a tutti gli effetti sono esattamente uguali agli altri in tutte le dinamiche (tradimenti, desideri, rancori, necessità, affetti).
Vivace.
Buona la sua direzione degli attori, discreto, soprattutto nel senso di accorato, il lavoro d'insieme, e mette in mostra un tatto tanto felice quanto appropriato.
Vivace, istintiva, un pò fuori controllo, partecipe al punto giusto.
Mette in campo un carattere vigoroso.
Brava.
Bel personaggio che valorizza a dovere.
Affascinante, immaturo senza farsi tanti problemi, alla mano.
Altra prova in cui conferma di avere un talento naturale fuori dal comune.
Immersa nel personaggio.
Tra tutti i protagonisti è quello che fa un pò più fatica, ma comunque usufruisce della situazione generalmente riuscita esi muove discretamente bene.
Di una bellezza quasi sconcertante.
Un ruolo semplice e possiede le poche caratteristiche che servono.
Passabile.
Pienamente sufficiente.
Personaggio abbastanza insopportabile il suo.
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