Regia di Gustave Kervern, Benoît Délepine vedi scheda film
Prometteva bene l’incontro tra lo spirito profondamente anarchico dei registi francesi Delepine e Kervern con l’ingombrante figura carismatica di Gerard Depardieu e per una volta i risultati sono in linea con le aspettative.
Infatti “Mammuth”, dal nome del modello di motocicletta che porta il “nostro” alla ricerca dei suoi lavori passati (ma non solo), è davvero sorprendente, un miscuglio di spunti ed idee che riempiono a dovere una storia che di base non sarebbe stata così interessante.
Serge Pilardosse (Gerard Depardieu) è sempre stato un lavoratore modello, ma ormai è ora di andare in pensione e cambiare radicalmente le sue abitudini.
Si scontra subito con la burocrazia, infatti per godere della meritata pensione deve recuperare le buste paga dei suoi datori di lavoro passati e per farlo tira fuori dalla polvere la sua vecchia motocicletta e parte lungo le traiettorie del suo passato.
Gradevole e spiazzante film nel quale non mancano mai battute anche fulminanti e situazioni incredibili (basterebbe già la prima visita di Serge al supermercato, tra un cadavere e la scena del carrello incastrato) rese al meglio da una coppia di interpreti d’eccezione che insieme fanno fuoco e fulmini.
Infatti la Moreau è superba, anche se un po’ marginale (ma ogni sua scena è meritevole), mentre Depardieu si cucisce addosso l’intero film proponendosi in modo fantasioso e coraggioso, grazie anche agli incontri continui che caratterizzano il suo personaggio.
Altro pregio è una fotografia molto particolare ed originale che destruttura le sensazioni del tempo d’azione, mentre le varie umanità che s’intersecano lungo la strada del protagonista offrono sempre qualcosa di loro (con comparsate di Isabelle Adjani, Benoit Poelvoorde e Bouli Lanners) e costituiscono un puzzle accattivante, in grado di mescolare coordinate anarchiche (marchio di fabbrica del duo in cabina di regia), una rappresentazione sociale tutt’altro che sobria e corretta e improvvisi squarci di humour nerissimo (basterebbe già la nipote e la sua rivelazione su dove sia finito suo padre) che tutti insieme offrono l’itinerario di una Francia come non si è mai vista.
E nonostante tutte queste considerazioni rimane un film che sprizza vitalità (e non solo per l’immagine che campeggia sulla locandina del film con Depardieu sorridente in moto con le braccia al cielo), che delle difficoltà della vita se ne fa un baffo, alla fine c’è sempre una persona a casa, magari spesso scontrosa, ma che al momento buono sa accoglierti come si deve.
Direi un bel passo avanti rispetto al comunque discreto “Louise – Michel”, anche grazie alla presenza strasbordante di un attore di gran classe come Depardieu (anche se questo ruolo stona parecchio con la sua fuga in Russia), ma soprattutto è il modo di raccontare e confezionare che offre già di partenze sensazioni varie e gustose.
Folle, ma con una sensibilità tutta sua.
Originale, visivamente e concettualmente ricco di idee, in pieno contrasto con i tempi che corrono (e che non manca di sbeffeggiare) e per questo ancora più notevole.
Originale, visivamente e concettualmente ricco di idee, in pieno contrasto con i tempi che corrono (e che non manca di sbeffeggiare) e per questo ancora più notevole.
Dopo il suo "abbraccio" a Putin mi sta sostanzialmente sulle scatole (ma non ha tutti i torti ed è l'unico di cui si parla quando poi c'è un vero e proprio "fuggi fuggi" di star dalla Francia), ma qui ci mette davvero un attimo ad entrare nel cuore.
Bravissimo.
Amletica.
Molto brava, buone battute, poi la sua presenza, per quanto un pò marginale, rende al meglio le scene in cui è chiamata in causa.
Disturbante e completamente fusa.
Finisce sul percorso di Serge e non farà finta di niente.
Discreta.
Cameo da psicopatico.
Bene così.
Anche per lui ci sono giusto un paio di scene, ma una, che fa anche un pò schifo, non si dimentica proprio.
Particina anche per lui, ma non passa inosservato (segaiolo!!).
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