Regia di Gustave Kervern, Benoît Délepine vedi scheda film
Detto in una parola sola: fighissimo. Non sarà fine e nemmeno troppo professionale, ma l’aggettivo calzante per il film è questo. Un road movie acido e delicato insieme, sgranato all’inverosimile e ancora di più se appaiono i fantasmi (della Adjani… ma che fine ha fatto la bella copia di Monica Bellucci?? Erano secoli che non si vedeva), una carrellata senza fine di personaggi iper str… (il salumiere, quello col metal detector, il buttafuori, quello dell’azienda agricola, appena appena si affaccia una ragazza positiva e… zàcchete! gli ruba il cellulare) tra i quali il tenerissimo mammuth (raramente Depardieu mi è riuscito tanto gradito) rimbalza, idiota panciuto e sincero, fino all’incontro fatale col personaggio (tra i tanti) più indovinato di tutti, una nipote allucinata, autoreclusa in un mondo di mostri degno della strega di Hansel e Gretel, che saprà aprirgli gli occhi (e le braccia, e il culo… scusate se cito testualmente dal film) per ritrovare infine, dopo una gita in piscina dentro il mare (?!?!) e dato in apnea, con la grazia di un orso bambino, un tardivo esame di maturità filosofica, il vero amore incarnato nella (altrimenti orripilante) scena di una (magnifica di nuovo) Yolande Moreau intenta a radersi sotto le ascelle . Pellicola piena zeppa di trovate esilaranti, di idee geniali, intelligente, coraggiosa, originalissima.
Nota a margine: della decina di persone che eravamo in sala, due sono uscite nell’intervallo, altre due stavano per farlo, tutti gli altri si sono divertiti tantissimo. Come scrive Crespi sull’Unità, sarà già molto se questo film farà un decimo degli spettatori che ha fatto in Francia, e riceverà un decimo dei consensi che ha trovato al Festival di Berlino al quale partecipava in concorso. Italiani brava gente.
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