Regia di Leopoldo Savona vedi scheda film
La carriera di Leopoldo Savona è costellata di lavorucci di serie B senza eccessive pretese, in una cavalcata fra i generi seguendo le mode di quegli anni, fra i romanzoni cappa e spada degli esordi alla fine degli anni Cinquanta e gli spaghetti western di una decade più tardi, fino a questo racconto spionistico in salsa storica che risulta probabilmente fra i prodotti migliori realizzati dal regista. Fra i migliori perchè l'approfondimento sul contesto spaziotemporale in cui le vicende prendono forma è evidente (sceneggiatura: Piero Regnoli e Leopoldo Savona, con contributi di Giuliano Friz e Agostino Raff), perchè la mano del regista è sufficientemente leggera (e forse contribuisce alla resa anche la durata modesta, poco più di novanta minuti, per la discreta mole di avvenimenti narrati), perchè le scelte di casting pagano: il protagonista è Gianni Garko, mentre al suo fianco troviamo la bellissima Irina Demick, francese con ascendenze slave, e il tedesco Horst Frank, già caratterista per svariate spy story e spaghetti western. La porta del cannone è un'opera abbastanza piatta per quanto riguarda i contenuti (la repentina e drastica 'conversione' del fascista-cattivo in difensore delle libertà è un segnale inequivocabile in tal senso), ma che si lascia seguire senza difficoltà e che, soprattutto, non soffre di particolari lacune nè dal punto di vista della forma nè da quello della sostanza. 4/10.
1938. Un agente italiano e uno tedesco viaggiano verso l'Europa dell'est, dove dovranno rintracciare una spia cecoslovacca. Ma un incontro imprevisto cambierà i piani del primo.
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