Regia di André De Toth vedi scheda film
Remake di un film ispirato a un bel racconto. Tanto bello da essere rivisitato in diverse occasioni e in maniera più (La versione di Collet-Serra) o meno (ad esempio Il mostro del museo delle cere) ufficiale.
Jarrod (Vincent Price) è uno scultore che opera con cera, dotato di eccezionali facoltà. Ma i suoi lavori, per quanto artistici, non esercitano particolare attrazione verso il pubblico. Ragion per cui il cinico socio in affari, per sfruttare un'assicurazione, provoca un incendio distruggendo i capolavori di Jarrod che, tra l'altro, rimane sfigurato. Qualche tempo dopo l'artista si vendica comparendo nuovamente sulla scena per allestire un "museo degli orrori" con statue di cera che ritraggono celebri fatti di cronaca nera. A seguito dell'incidente i lavori vengono eseguiti da due nuovi colleghi. Tra le opere compaiono, però, volti reali: il primo è quello dell'ex socio che, ufficialmente, si è tolto la vita gettandosi nel vano ascensore per impiccarsi; poi appare quello di Cathy (Carolyn Jones), compagna dello speculatore e riconosciuta dalla migliore amica Sue (Phyllis Kirk).
"Il male risorge anche se il mondo intero lo nasconde all'occhio dell'uomo." (Jarrod/Vincent Price)
Alla base del film sta il racconto dal titolo The wax works di Charles Belden. Questa versione stereoscopica (cioè a dire girata in 3D) non è certo la prima rilettura cinematografica (nel 1933 Michael Curtiz già ne aveva data eccellente versione) né sarà l'ultima (in tempi più recenti prima della bella pellicola di Jaume Collet-Serra, Dario Argento ne ha prodotto un remake che doveva dirigere Lucio Fulci, poi destinato al debutto in regia dell'effettista Sergio Stivaletti). Purtroppo questa versione, nonostante la presenza del grande Price e di Charles Bronson (irriconoscibile nei panni dell'aiutante Igor), figura come una delle peggiori a causa dell'effetto 3D che distrae l'attenzione della regia e suggestiona la stessa sceneggiatura. Si da cioè spazio a scene inutili tipo quella dello stravagante presentatore che lancia palline da ping pong verso lo schermo (parlando agli spettatori, sic!) o momenti ironici (i due addetti all'obitorio si lanciano in poco adatte riflessioni). Ciò non toglie che resta un buon film, costruito con un buon budget (la produzione è Warner Bros). In particolare recupera dal secondo tempo in poi quando, sempre con certo sfondo sarcastico, Price emerge dando divertite spiegazioni sulle nuove statue e dettagli sui macabri delitti. Ottime anche le scenografie, in particolare l'antro di Jarred e dei suoi sudditi, e il trucco facciale dell'artista sfigurato, in seguito ripreso dal nostro Sergio Stivaletti nella bella rilettura italiana del film.
Citazione
"Serata fiacca, stasera. Tre suicidi e due assassinii."
"... e un incidente di traffico in tutta la sera, quello che è stato messo sotto da un'automobile."
"Non pensavo che quegli aggeggi corressero tanto da mettere sotto qualcuno...."
"Vedrai col tempo: migliorano ogni giorno!"
(I due addetti alla morgue)
Curiosità
André De Toth (1912-2002) si dimostrò particolarmemnte interessanto al processo 3D, tanto da avere scritto un articolo del procedimento sull'Hollywood Reporter. Peccato solo che il regista fosse cieco da un occhio, pertanto l'effetto (visivo) tridimensionale non avrebbe mai potuto provarlo.
Differenze tra l'edizione del 1933 e quella del 1953
Il film ripercorre fedelmente lo stesso soggetto del suo predecessore datato 1933 e firmato da Michael Curtiz, essendo sostanzialmente diverso per scenografie e obiettivi nuovi, dettati dall'uso del 3-D: quindi sono presenti, in questa edizione, gli immancabili momenti di oggetti svariati (palline da ping pong, sedie e pure gambe: quelle delle ballerine di can-can!) fatti fluire dritti in faccia allo spettatore. Questo effetto tridimensionale, associato all'uso del Warnercolor (procedimento del colore fondato sulle matrici a base di blu, celeste e giallo) distanziano i due film: in particolare perché il primo ha taglio espressionista, garantito dall' abbondanza d'uso di linee oblique, scale tortuose, ombre oblunghe e statue simil creatura animata/inanimata. Restano inalterati rispetto al modello del 1933: il tema blando (ma presente) della necrofilia; il corpo e la sua controparte fisica ma priva di anima (le statue); l'ossessione di dare linfa vitale a corpi esanimi, direttamente prelevata dal più celebre Frankenstein. Il biennio 1953-1954 fu uno - dei tanti - che vide predominare l'uso del sistema tridimensionale, in quegli anni, oltre a questo La maschera di cera, fecero la comparsa, girati in 3-D, anche: Il mostro della via Morgue e Il mostro delle nebbie.
In Dvd nel catalogo A e R Productions. Qualità video del film sufficiente, audio (ovviamente mono) accettabile ed extra nulli. Formato immagine: un anacronistico 4:3 full screen. Durata della versione: 1:24:39.
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