Regia di Giancarlo Baudena vedi scheda film
Lo sapevate? Se il Duce poté dire «Io sono un autarchico» lo dovette soprattutto allo scienziato apolitico e idealista Nazareno Strampelli. Con i suoi studi sull’ereditarietà e l’ibridazione del grano, con le sue diverse varietà di frumento, dal Carlotta all’Ardito (da cui derivano, indirettamente o direttamente, ce lo ricorda il finale del film, l’80% dei sei miliardi di quintali di produzione mondiale) ha voluto una soluzione alla fame del mondo. Rifiutando la fama. Come Jonas Salk non volle brevettare il suo vaccino antipolio, così Strampelli rifiutò esclusive commerciali e la ricchezza. E in tempi di Ogm, in questo «mondo targato Monsanto», ricordare un uomo che dedicò la sua vita allo studio unendo il rispetto della natura al progresso, è importante e necessario. L’uomo del grano, biopic di questo antieroe, ha un valore straordinario. Peccato che Giancarlo Baudena non ritrovi l’ispirazione e la forza del suo documentario, anch’esso autarchico (nel 2005 Nazareno Strampelli e il grano. Segreti di una storia millenaria se lo fece tutto da solo). Sceneggiatura ingenua, interpretazioni zoppicanti, riprese piatte, gli sforzi evidenti di questo film in costume appaiono vani. Tutto il resto è soia. Pardon, noia.
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