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La maschera della morte rossa

Regia di Roger Corman vedi scheda film

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La recensione su La maschera della morte rossa

di alan smithee
6 stelle

TFF 37 - SI PUO' FARE

"...e l'Oscurità e il decadimento e la Morte Rossa ebbero illimitato dominio su tutto."

In pieno Medioevo una figura umana completamente coperta in un tessuto rosso annuncia ad una vecchia l'avvento di un periodo di liberazione.

Intanto nei villaggi posti sotto il dominio del dispotico principe Prospero (Vincent Price), la prepotenza del padrone sui sudditi diviene opprimente e totalitaria al punto da spingere un maturo padre ed il giovane genero a ribellarsi. Intanto la vecchia protagonista dell'incontro viene scoperta piena di pustole rosse, segni evidenti della pestilenza in corso, circostanza che spinge il dittatore a far radere al suolo il villaggio.

Catturati assieme alla bella Francesca, moglie del giovane e figlia dell'anziano, dall'autoritario principe, i due vengono sottoposti a torture mentre alla giovane viene richiesto di decidere chi dei due eliminare, per poi essere condotta dalla lasciva moglie del principe, donna dedita al culto del satanismo.

E mentre Prospero si fa bello davanti alla sua corte vantandosi che entro le mura del suo castello i suoi sudditi non devono temere contagi da malattie virulente, ed anzi annuncia un prossimo ballo in maschera, i sopravvissuti del villaggio si armano per vendicarsi della strage perpetrata nei loro confronti.

La giustizia avrà il modo di trionfare proprio dalla tragedia di un nuovo focolare pestilenziale, in cui la Morte Rossa finirà per debellare ogni essere vivente, lasciando in vita solo i due giovani sposi, due umili servitori nani del principe, ed un vecchio del villaggio.

Roger Corman prosegue con la sua artigianale ma impeccabile trasposizione da racconti classici tratti dall'opera crepuscolare e tetra di Edgar Allan Poe: qui il regista e produttore fonde due racconti del maestro della letteratura gotica, La maschera della morte rossa e Hop Frog, abilmente intrecciati assieme senza lasciare tracce o solchi narrativi che risultino d'intralcio.

Almeno come ne Il pozzo e il pendolo, risalta in questo film, narrativamente ben congeniato, un ardito e ben strutturato apporto scenografico che, assieme alla brillante fotografia, riesce a rendere magniloquenti scenari e ambientazioni scrupolosamente ricostruite, riuscendo a eludere abilmente anche stavolta l'impressione che una produzione a basso budget, luogo comune in tutta la vasta produzione del celebre regista, potrebbe scorgersi in più di una occasione durante la rappresentazione.

Gigione come al solito, ma padrone incontrastato della scena, sornione e maligno in modo da risultare quasi adorabile, appare il grande Vincent Price, un Prospero ben più maturo di quello letterario, ma efficace ed indispensabile per dar lustro alla celebre pellicola. 

 

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