Regia di E. Elias Merhige vedi scheda film
Un uomo mascherato sanguina, una donna mascherata è incinta, creature incappucciate vagano.
Begotten è l'esordio registico in lungometraggio di Edmund Elias Merhige, classe 1964 e pertanto appena 25/26enne. L'età giusta per fare progetti ambiziosi, l'unica nella quale sopportarne i fallimenti clamorosi per ripartire con ancora più slancio. Begotten significa 'generato' e in effetti la confusa e confusionaria trama che si può vagamente supporre fra le deliranti, febbricitanti immagini del film riguarda in un certo qual modo la genesi dell'umanità, rappresentata - su questo non dovrebbero esserci dubbi, poi chissà - dalle figure incappucciate (ovverosia cieche, ma anche insensibili, dementi) che si affaccendano senza posa sulla Terra. Dio, a quanto dice il web, dovrebbe essere il losco figuro mascherato che perde sangue copiosamente (cioè si suicida) nella sequenza iniziale: insomma, per farla breve la pellicola è un guazzabuglio senza capo, nè coda di idee ridotte a stimoli, con obiettivi illuminanti ridotti a flebili provocazioni. Il bianco e nero sgranatissimo e ad alto contrasto della fotografia dello stesso Merhige non aiuta a capire cosa stia succedendo in scena, ammesso che lo spettatore possa provare interesse per ciò che scorre sullo schermo: perchè un'ora e un quarto così, completamente senza dialoghi e con un sottofondo di grilli e fruscii, può senza sorpresa pure irritare. Saggiamente la rockstar Marilyn Manson, già usa a un look gotico-orrorifico, chiamerà Merhige a dirigere un paio dei suoi futuri videoclip. 2/10.
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