Regia di E. Elias Merhige vedi scheda film
La genesi secondo Merhige.
Un film atipico ma è fondamentale capire ciò che il regista aveva in mente rappresentandolo, eccentricità, i personaggi sono pieni di maschere e i luoghi non coincidono né col significato rappresentato dagli interpreti né tantomeno con gli eventi che si susseguono. Gli eventi, perennemente posti sullo stile di sgradevole brutalità, fanno perdere ai personaggi ogni accezione rispettosamente onirica o metafisica. Tutto fa parte di un disegno più grande e, malgrado la profondità, accade così come deve accadere senza rendere conto a niente se non alla realtà delle cose, nel caso specifico, alla realtà del regista, come indicano i disagevoli titoli di testa: una realtà forse più vera di quanto non vogliamo accettare, comunque qualcosa di orrendo, che colpisce stomaco e sensibilità.
Lo sviluppo della trama è del tutto personale, apparentemente incomprensibile soprattutto perché i dialoghi mancano completamente, niente viene spiegato. Tutto sembra fatto apposta per colpire lo stomaco come l’umanoide all’inizio, la donna forse più simile ad un fantasma, il febbrile uomo trascinato dagli incappucciati, forse i tempi potrebbero essere meno dilatati ma manca il tempo di rendersene conto per quanto tutto è strano.
Solo alla fine si può capire, tutto affoga in una serie di brutali sevizie trascinate a catena senza dar tempo di prender fiato arrivando però ai titoli di coda, fondamentali soprattutto perché danno senso alle parole scritte prima del film. Solo perché l’ambientazione è la foresta tra cui si celano vecchie case diroccate non significa abbia un valore sottovalutabile.
Forse inquietante, forse non esattamente l’esempio di cinema che ci si aspetterebbe come passo avanti e nemmeno lo si potrebbe considerare tale, sicuramente però come prova registica lascia un segno, un po’ perché si discosta da tutto il resto, un po’ perché come azzardo è un qualcosa di fenomenale.
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