Regia di E. Elias Merhige vedi scheda film
Esordio del 1989 di Edmund Elias Merhige, Begotten ("nato", "generato") è un caso di film sperimentale tanto interessante quanto scostante. Ermetico al massimo, fino allo sconfinamento nella meditazione "solipsistica", il film è un flusso di immagini tanto concrete nella loro materialità quanto astratte nella loro concatenazione e resa fotografica, è una forte metafora filosofica sulla creazione tutta votata al delirio, alla ermeticità simbolica, al degrado carnale e ambientale dove viene esplicitato il legame tra vita e morte (alla fine però sembra esserci un barlume di serenità in queste metamorfosi, anche se - o proprio perché? - al di fuori dell'uomo).
Marciume, degrado e violenza esasperati, bianco e nero aggressivo che non contempla quasi del tutto sfumature di grigio, figure e ambienti che arrivano a volte ad essere percepiti come macchie, banda sonora costante di suoni concreti e ripetitivi, ciclici (fruscii, sgocciolamenti, grilli, rantoli), mai dialoghi, solo azioni e spasmi, tormenti e desolazione. Un decennio prima dello sciagurato L'ombra del vampiro, Merhige ha partorito questo film interessante, a volte dal fascino malato e malsano, fastidioso, spesso però anche eccessivo nella dilatazione delle sequenze (nonostante duri circa un'ora e un quarto). Effetto voluto tendente all'ipnosi? 6 1/2
Rimando alla bella recensione di maldoror e a questo link: www.exxagon.it/begotten.htm
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