Regia di Massimo Pupillo vedi scheda film
Un notaio viene convocato via lettera d’urgenza da un medium per stendere il testamento. Si precipita nella villa dell’uomo, per scoprire però che il medium è morto da tempo. Il mistero si infittisce quando fa conoscenza della moglie e della figliastra del defunto, molto differenti fra loro come caratteri e come opinioni sui ‘poteri’ dell’uomo.
L’idea di partenza è semplice, ma efficace (un uomo morto da un mese convoca un notaio per scrivere testamento: lugubre e grottesco alla massima potenza); anche sulla produzione che mescola sapientemente basso budget e modeste ambizioni di intrattenimento c’è poco da discutere; la messa in scena, infine, spartana quanto si vuole, non delude comunque nella sua forma piatta, ma organizzata. 5 tombe per un medium è a tutti gli effetti un positivo esempio di gotico all’italiana, genere nel quale dalle nostre parti non si è combinato granché di eccellente, girato peraltro da un esordiente nel lungometraggio a soggetto, cioè Massimo (all’anagrafe Domenico) Pupillo, sotto pseudonimo Ralph Zucker. Il ritmo è accettabile, la tensione scarseggia e la trama purtroppo comincia ben presto a perdere colpi; non appena ci si affaccia sulla netta dicotomia caratteriale che contrappone madre e figliastra, si realizzano gli sviluppi futuri della storia. Anche l’ambientazione, la classica villa lugubre e spiritata, non lascia decisamente il segno; meglio invece le interpretazioni, anche perché Pupillo dirige fra gli altri la ‘diva’ del filone horror nostrano, ovverosia Barbara Steele, e una buona manciata di caratteristi di buonissimo livello, tutti sotto pseudonimo anglofono, come Riccardo Garrone, Luciano Pigozzi, Afredo Rizzo e Walter Brandi; alla non molto nota Mirella Maravidi, infine, il ruolo della figliastra del medium. Sceneggiatura di Romano Migliorini, alias Robin McLorin, e Roberto Natale, vale a dire Robert Nathan, tratta – secondo il solitamente attendibile Imdb.com – da un racconto di Edgar Allan Poe. 3,5/10.
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