Regia di Silvio Muccino vedi scheda film
Dopo il vetusto “Parlami d’amore” Silvio Muccino prova a fare sul serio portando su grande schermo una storia molto più ambiziosa, matura e contraddistinta da elementi fatti apposta per attirare l’attenzione del pubblico.
Purtroppo Muccino jr., conferma i suoi limiti, nonostante senza dubbio rispetto all’esordio da regista ci sia comunque qualche passo avanti (ma farli indietro era impossibile, “Parlami d’amore” è uno dei film italiani più brutti degli ultimi dieci anni).
Andrea (Silvio Muccino) ha 28 anni, ma grazie ai soldi di mamma Cristina (Greta Scacchi) fa la bella vita assieme alla fidanzata Livia (Isabella Ragonese), quando viene a conoscenza che suo padre, che non vede da tanti anni, sta morendo in Kenya.
Si reca sul posto e qui conosce il piccolo Charlie (Michael Rainey jr.) che è il suo fratellastro acquisito e del quale diventa responsabile per legge.
Lui che le responsabilità non sa nemmeno dove stiano di casa, cercherà di affidarlo ad altri, ma tornato in Italia con lui le cose cambieranno.
Film che si perde per strada col trascorrere dei minuti, racconta una storia che con meno superficialità si poteva tranquillamente condurre in porto con risultati almeno sufficienti.
Invece si registra un pressapochismo generalizzato che è sempre dietro l’angolo, i personaggi comunicano poco, ma soprattutto male (sono mediocri i ruoli della Ragonese, di Greta Scacchi e di Maya Sansa) e Silvio Muccino con i suoi atteggiamenti da prima donna appare spesso irritante.
Non malvagia comunque la prima parte ambientata in Kenya (anche se la visione è sempre troppo “pulita”), mentre il ritorno in Italia presenta i tanti dubbi generati dal legame tra i due “fratelli” che però spesso vengono risolti senza la necessaria continuità e concretezza.
Anche i dialoghi sono spesso frivoli e quando improvvisamente si fanno esistenziali (troppo costruiti e poco sentiti) diventano troppo teatrali e mal collimano con il resto.
Insomma sembrano proprio messi lì per far scena, manca la spontaneità che un rapporto così dovrebbe generare, e gli altri legami (quello con la madre poi fa proprio storcere il naso) si evolvono anche peggio.
Così alla fine si può parlare di fallimento, si salvano solo (alcun)i momenti più leggeri, mentre nel dramma e nel cuore manca il pathos, ma d’altronde era anche difficile aspettarselo da un personaggio che a 28 anni vive a mangia a sbaffo noncurante di tutto (e soprattutto l’evoluzione del personaggio non viene descritta in maniera convincente), quando il mondo muore di fame.
Trattasi quindi di occasione sprecata e risultato sostanzialmente mediocre.
VOTO : 4/10
Compie passi in avanti considerevoli rispetto al suo imprensatibile esordio da regista.
Ma è ancora decisamente troppo poco.
Partecipazione secondaria, ma francamente deludente.
Infatti appare un pò "finta", insomma poteva francamente glissare l'invito a partecipare a questo film (tanto più visto che ha ormai una certa caratura anche al di fuori dei nostri confini).
VOTO : 4,5.
Un contesto che vorrebbe essere più serio e profondo mette ancora maggiormente in rilievo alcuni suoi limiti recitativi che paiono qui ancora più grande del solito.
Anche lei delude con un personaggio che per 3/4 del film è vicino all'essere impresentabile.
Si risolleva un pò nell'ultima parte, ma non basta.
Anche lei avrebbe dovuto pensarci bene prima di accettare la parte.
Ruolo di rara bruttezza.
Ogni tanto è obbligato a partecipare a scene difficili da accettare, per il resto è molto spontaneo e vispo quanto servirebbe.
Mi sento di dire che meritasse un trattamento migliore dal suo regista, rimane comunque la cosa più interessante del film.
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