Regia di Karan Johar vedi scheda film
Operazione furbetta che esporta sul suolo americano la celebrità indiana Shah Rukh Khan e fin dai titoli di testa, con quasi due minuti pieni di marchi e sponsor vari, è facile intuire come le intenzioni non siano genuine fino in fondo, ma calcolate con tecnicismo che in certi frangenti risulta anche insopportabile vanificando anche cose non del tutto disprezzabili.
Rizwan Khan è fin da giovanissimo affetto dalla sindrome di Asperger e quando sua madre muore decide di trasferirsi negli Stati Uniti dal fratello.
Ed è qui che conosce la bella Mandira (Kajol) che sposa costituendo assieme a suo figlio una famiglia felice.
Poi arriva l’attentato alle Torri gemelle e tutto nella loro vita cambia irreparabilmente.
Film che alterna registri profondamente diversi e così dopo una prima parte leggera, e sostanzialmente frizzante nonostante qualche eccesso fuori controllo ad alcune ripetizioni di troppo, arriva una seconda, dozzinale, extra large, che assesta parecchi colpi bassi, invece che scavare con cura nei meandri dei disagi che l’11 settembre 2001 ha comportato per tanta gente.
Alcune scene sono ai limiti dell’insostenibile, per citarne alcune, quando Khan si ritrova a pregare vicino a possibili terroristi, l’omicidio del ragazzino, l’arresto del malcapitato Khan, l’incontro con (un fintissimo) Obama, la sclerata di Mandira al campo da calcio, mentre le musiche sono a volte davvero opprimenti, per quanto non sempre da scartare.
Così un messaggio che poteva essere importante viene completamente, o quasi, annacquato ed il film spreca qualcosa di buono che aveva proposto in precedenza, nonostante si rifaccia in modo anche spudorato a prodotti ben più noti in materia di persone diversamente abili, ma con meno fantasia (Forrest Gump) ed un’inferiore capacità nel trattare i sentimenti (Rain man).
Rimangono comunque buone idee di regia (con riprese non banali, scelte paesaggistiche niente male ed una pulizia dell’immagine di tutto rispetto) e una forte abnegazione alla cause di partenza dell’interprete principale, purtroppo i dubbi rimangono tanti, ed anche una lunghezza smodata non aiuta di certo, anche perché è soprattutto la seconda claudicante parte ad essere diluita fino all’impossibile (sembra quasi una prova di forza per lo spettatore ad un certo punto).
Insomma le tante buone intenzioni vacillano apertamente di fronte a quanto si può vedere, difficilmente ne sarebbe potuto venir fuori un lavoro significativo (nonostante la carne al fuoco non mancherebbe affatto), ma con un minimo di accortezza in più si poteva almeno confezionare un film più determinato ed avvincente.
Spericolato.
VOTO : 5/10.
A livello di regia dimostra di conoscere bene il mestiere, la sua mano è molto evidente (soprattutto grazie a molte inquadrature ricercate), ma in troppe circostanze calca troppo su aspetti che alla lunga infastidiscono, soprattutto per la quantità che è considerevole.
Classico ruolo di quelli che piacciono (dolce-amaro), il suo impegno, così come una certa bravura, sono fuori discussione, purtroppo il suo personaggio ad un certo punto diventa esasperante e lo stesso avviene ovviamente anche per lui.
Insomma la seconda parte del film è insopportabile.
Carina e semplice, anche lei paga alcuni passaggi di carattere del suo personaggio (vedi morte del figlio) tutt'altro che riusciti.
Nei panni di Obama ... non ci assomiglia mica tanto, così ha finito per farmi sorridere (purtroppo non siamo in una parodia).
Probabilmente in un piccolo ruolo dato che non me la ricordo.
Parte assolutamente secondaria.
Ingiudicabile.
Ruolo semplice e senza troppo spazio.
Se la cava.
Nel ruolo del fratello del protagonista, personaggio non proprio simpaticissimo e nemmeno tanto saliente.
così così.
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