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L'uomo nell'ombra

Regia di Roman Polanski vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L'uomo nell'ombra

di laulilla
8 stelle

Il ghost writer di questo film non ha un nome proprio, perché, agli occhi degli uomini di potere, di cui il film ci parla, non è nessuno.

Egli è, effettivamente, un suddito al quale  non si chiede altro che di ri-scrivere l’autobiografia di un uomo importante che non ne ha il tempo: Adam Lang, l’ex premier inglese che aveva impegnato il proprio paese nella lotta contro il terrorismo di Al Quaeda, con operazioni poco chiare di cui ora sembra sia chiamato a rispondere.


Il libro di memorie, che il ghost writer dovrebbe rivedere (e nel caso correggere in senso apologetico), ricevendo una retribuzione di tutto rispetto, ha già subìto una prima redazione, ma lo scrittore, precedentemente assunto allo scopo, è morto prima di concludere il proprio lavoro.
Il giovane ghost writer, dunque, accetta l’incarico e decide di raggiungere il potente Adam Lang nell’isola del New England dove attualmente risiede in una lussuosa e blindatissima casa di vetro, presidiata da uomini della CIA che, opportunamente armati, la trasformano in un sorvegliatissimo bunker.


Il luogo è davvero poco ospitale, ventoso e piovoso: parrebbe quasi un deserto, se non fosse per quelle altre poche case dell’isola, del resto alquanto distanti fra loro. È, in ogni caso, un luogo abbastanza inquietante, così come inquietanti e sinistre sono le notizie che il giovane riesce a raccogliere sulla morte del collega che l’ha preceduto, o come quelle intorno al premier, alle ragioni poco confessabili che l’hanno spinto a decidere la guerra al terrorismo, nonché quelle relative al suo successivo (e nefando) comportamento.
Quanto più il ghost writer riesce a mettere insieme le tessere del puzzle, tanto più alto diventa il rischio per la propria vita: il thriller si fonda soprattutto su questo parallelo svolgersi dei due principali percorsi narrativi: l’indagine su Adam Lang e il progressivo venir meno della sicurezza per lo scrittore, che sembra essere proprio solo a custodire gli scottanti documenti dei segreti più imbarazzanti.
Il finale del film, è sorprendente e degno del grande Polanski, il maestro della tensione narrativa che più volte abbiamo ammirato nei suoi precedenti film. nei quali, come in questo, la perfetta e tranquilla pulizia del racconto - mai ridondante e  privo di effetti speciali o truculenti - nasconde oscure e profonde inquietudini e tormentosi riferimenti al proprio vissuto.


Anche in questo caso, perciò, il thriller si presta ad altre letture, rivelando la sua essenza di film politico, rappresentazione delle trame che i potenti ordiscono nell’ombra, coinvolgendo tutti i cittadini, compresi quelli quelli che, come lo scrittore, non hanno mai avuto alcun interesse per le vicende del potere e che hanno votato per Lang perché era di moda, come egli stesso ammette.
Troppo tardi, ahimè, ha compreso che nessuno può chiamarsi fuori, perché le azioni dei politici ci riguardano, che lo vogliamo o no: sta a noi decidere se vogliamo contare davvero o essere dei plaudenti ghost writers senza nome.

 

 

 

La recensione è tratta, con qualche modifica, da

 

 

 

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