Regia di Roman Polanski vedi scheda film
Il bello di una qualunque “agenzia d’intelligence” (o, meno aulicamente, “servizio segreto”) consiste nell’avere propri “agenti” sparsi praticamente ovunque senza che nessuno sospetti alcunchè (eccezion fatta per la Divisione del controspionaggio delle agenzie “concorrenti”, ovviamente). Questo significa che, in teoria, chiunque potrebbe essere uno di “loro”: un brillante professore universitario, il nostro vicino di casa e perché no: il/la nostra “partner”. Ecco svelato il mistero de L’uomo nell’ombra; il motivo per cui costituisce uno splendido thriller-noir: perchè condivide questo stesso poco conosciuto, inquietante (ma elettrizzante) alone di segretezza (anzi, di questo si alimenta). Un fitto, tesissimo manto (forse, piuttosto, una cappa) che avvolge ogni sequenza, ogni istante, ogni passo del protagonista (d’altronde si tratta di un “uomo ombra”), finanche il momento conclusivo in cui, all’appagante sopraggiunta consapevolezza dello spettatore (non più cieco di fronte a ciò che accade da anni attorno a lui), corrisponde la pervicace (e vincente) resistenza di un sistema - malato dalle fondamenta - che ha tutto da guadagnare dal mantenimento dello status quo. Inutile dilungarsi oltre (ovvero sulla perfezione anche tecnica della pellicola, dalla regia alla fotografia, anch’essa sintonizzata sulle sue stesse ombrose frequenze).Grande film e grande Polanski!
…E ce ne fossero di più di film (come questo) che implicitamente ricordano al mondo quanto fosse autorevole la diplomazia italiana alla fine degli anni ’90 (si svolse a Roma la conferenza diplomatica che diede vita allo Statuto istitutivo della Corte Penale Internazionale!), ma questo è giusto un dettaglio (una delle varie - come pure il cameo di Eli Wallach - ciliegine sulla torta).
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