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L'uomo nell'ombra

Regia di Roman Polanski vedi scheda film

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La recensione su L'uomo nell'ombra

di LAMPUR
2 stelle

Più che di “Ghostwriter, parlerei di “ghostcinema”.

Indecente. Adesso è veramente ora di finirla. Duemila stellette da chiunque per questo telefilmetto. In base a cosa?

Siamo seri, cerchiamo di riacquistare un elementare senso della misura.

Questo thriller è nulla più che ridicolo, girato canagliescamente, con terribili musichette da “signora in giallo”, con dialoghi anoressici, lento di una lentezza ingiustificata,  insensato in tutte le sue parti,  nei presupposti, nello sviluppo, nei personaggi, nei significati, nel prologo e nell’epilogo.

Certo il libro non l’ha scritto Polanski, ma pure un bambino dovrebbe capire che dalle rape non stilla champagne…

Un ex primo ministro inglese accusato di inciuci con gli Usa e di favoreggiamento a politiche poco consone, è rifugiato in un’ isoletta molto stile Maine (tutte uguali queste isolette … chiedere  a Stephen King per ragguagli) per sfuggire ad eventuali ritorsioni da parte del Tribunale dell’Aja.

Fine delle cose sensate.

Certo ci sarebbe da ridire sulla megavilla hightech, sulla segretaria amante finta come la plastica, sulla moglie schizoide, sul mettere a dormire prima in albergo e poi in villa il prode McGregor braccato da una sorta di Gianni e Pinotto per tutto il film, da quando gli rubano la “spesa” (perché? A che scopo?) a quando lo seccano (?!) definitivamente… ma vogliamo essere magnanimi.

L’ex primo ministro ha incaricato per la sua l’autobiografia un  amico ghostwriter che scompare in un incidente quantomeno sospetto. Viene incaricato di finire il libro un belloccio taciturno ed inespressivo che di super c’ha solo gli alcolici (che predilige).

Capirà subito di essere capitato in un vespaio… una sola domandina semplice semplice: che bisogno c’era di ingaggiare un altro visto che il libro era praticamente finito? bastava un curatore editoriale... Potrebbe essere sufficiente  questo a smontare una baracchetta di supposizioni e di trovate da sottoletteratura (il primo incontro di Lang con la futura moglie ai tempi di Cambridge, unico aneddoto simpatico e fondamentale per un’autobiografia scritta da qualsiasi imbecille, ma -  guarda un po’!.. - assente nella prima stesura…).

Si fa sparire  un ghostwriter scomodo e si lasciano un miliardo di tracce (foto, navigatore impostato, testimoni che sanno trattasi di balla la sua morte accidentale) a disposizione… ma per favore!

Si osano accostare strategie ed atmosfere hitchcokiane… ma con quale impudenza mi chiedo! Il biglietto che passa di mano in mano? D’effetto forse ma cinema di maneggiona furberia…  lasciate stare Hitch…

Il protagonista, infine, muore a tempo record con l’efficientissima Cia, stavolta,  allertata a razzo.

Oppure muore incidentalmente?  (come ho sentito ipotizzare da più fonti… ancora più da ridere….).

 

L’inserviente asiatico che continua a spazzare foglie con le raffiche di vento,  è l’inconscio riflesso autobiografico del Polanski che filma a vanvera credendo di partorire cinema.

Oltre all’uso del pistolino, al buon (!?)  Roman, è forse il caso di inibire, una volta per tutte, anche l’uso della cinepresa…

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