Regia di Roman Polanski vedi scheda film
Il titolo di questo film poteva essere tranquillamente "L'ombra del potere", non perché il titolo originale sia di per sé sbagliato, ma perché il Ghost Writer del titolo è solo un mezzo per intavolare un discorso più complesso dove il protagonista indiscusso è il potere. La riflessione a cui mi ha spinto il film è: il potere cosa comporta, in cosa consiste, quali iporcrisie e regole detta e richiede? Corruzione, concussione, favori, influenze, coalizioni fatte di appoggi, voti e compromessi: questa è la politica dell'era moderna, nulla a che vedere con l'etimologia della parola legata al governo della città. La politica di oggi - e non solo quella italiana - è l'arrivismo egocentrico dei governanti.
La democrazia richiede all'uomo politico contemporaneo la ricerca del compromesso e dell'alleanza per il raggiungimento e il mantenimento del potere e i valori che dovrebbero promuovere gli ideali, gli interventi da adottare per il benessere comune, si sono persi nel nulla.
Certo, viene da chiedersi, anche in maniera forse un po' provocatoria: può un uomo onesto governare veramente? Il Principe di Machiavelli non smetterà mai di raccontarci la verità e di smascherare - a chi saprà leggerlo nella chiave giusta - gli impostori.
Tuttavia, ritengo che la sostanza della risposta alla domanda sull'onestà di chi governa sia nell'uomo e nello sbilanciamento delle proprie priorità verso una sfera che accresca l'affermazione personale a discapito delle relazioni interpersonali e degli interessi della società. Ma è una vera affermazione, un vero vantaggio quello che si conquista seguendo questa strada? O è il triste abbandono di un uomo ridotto alla solitudine della propria illusione, delle conferme-scappatoie da una vita schiacciata nell'inalterabile strada della menzogna verso se stessi per primi?
Adam Lang, il politico protagonista di questo film, mi ha stimolato a pormi queste domande e non si tratta di Blair, Berlusconi o Bush, perché la parabola di questo modello di politico è la parabola del potere di oggi, quello che molti ammirano e pochi condannano senza riserve, quello in cui la maggioranza pensa di rispecchiarsi non comprendendone, probabilmente, fino in fondo il senso, lo smacco e il ghigno beffardo.
Tecnicamente credo che la regia di Polanski sia ineccepibile. La familiarità col mezzo cinematografica si vede, non c'è dubbio che l'immagine sia padroneggiata con stile e grande abilità artistica. Tuttavia non ho trovato nel film idee molto geniali dal punto di vista tecnico, a parte la chiusura finale coi fogli che svolazzano per la strada e chiudono la scena definitivamente indicando il titolo del film. I colori sono molto cupi, si è in America ma la fotografia mi ricorda i toni inglesi di Match point, la pioggia, le nuvole e il mare scuro, probabilmente tutto molto intonato al peso della storia, alla quale evidentemente Polanski ha deciso di dare un ruolo di rilievo. Bella la scenografia, l'isola in cui il film è girato è emblematica e la casa di Lang decisamente funzionale.
In questo film secondo me ha toccato uno degli apici della sua carriera, un'interpretazione formidabile dove il volto, le sue espressioni, la tensione e la recitazione danno vita a un personaggio assolutamente reale. Bravissimo nel trasmettere lo spaesamento del Ghost Writer in una storia che assume particolare dopo particolare una dimensione inaspettata e incontrollabile.
Ottima prova, con questo sorriso falso da buon politico e ottime interpretazioni nei momenti di rabbia e di tensione.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta