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The Happiest Girl in the World

Regia di Radu Jude vedi scheda film

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La recensione su The Happiest Girl in the World

di alan smithee
8 stelle

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MUBI

La diciottenne Delia, spedendo soli tre bollini del concorso bandito da una famosa bibita gassata, si aggiudica il primo premio, rappresentato da una utilitaria.

Il film si apre con la ragazza sofferente nel sedile posteriore della macchina del padre, mentre si reca, accompagnata dai due genitori, sino a Bucarest, ove nel ritirare il premio, deve prestarsi a registrare un breve spot promozionale per la bibita.

Strada facendo, comprendiamo che le intenzioni dei genitori, che contrastano diametralmente con quelle della figli, sono di rivendere immediatamente il bene ricevuto in dono, per evitare che lo stesso si svaluti e per utilizzare la somma incassata per aprire una sorta di Bed & Breakfast nella casa della nonna della giovane.

Ma Delia non ne vuole sapere. Pur sprovvista di patente, lei quell'auto la desidera: per lei è il sinonimo di una libertà finalmente acciuffata al volo, e a quell'idea la ragazza non vuole assolutamente rinunciare.

Intanto il regista, incalzato dal produttore, cerca di dividersi tra le esigenze svariate della troupe dello spot e si affanna a girare e rigirare lo spot, così come Delia deve imparare tutte le battute e trovare una parvenza di naturalezza che il suo status di non-attrice, le comporta, mentre i genitori si affannano a tentare di convincere la giovane a liquidare quel regalo inaspettato piovuto dal cielo.

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Lo stress aumenta, e Delia, prima deliziata dall'ebbrezza di diventare famosa e fomentata dalla possibilità di possedere un auto con cui recarsi al mare con l'amica del cuore, vede crescere su di sé uno stress che non fa che acuirsi, soprattutto quando, divisa tra lo stress di scene provate mille volte e senza risultati soddisfacenti, e la necessità di sottoporsi a sedute di trucco per tentare di eliminare i tratti, gli abiti e il modo di comportarsi tipicamente campagnoli, frutto della propria provenienza, finirà per deprimersi e passare dalla ebbrezza di una giornata a prima vista indimenticabile, ad uno stato quasi catatonico di ragazza sulla strada della depressione.

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Opera prima del gran regista romeno Radu Jude, The happiest girl in the world possiede già la verve pungente di un cineasta che non perde occasione per porsi a monito di una deriva sociale che ha caratterizzato il suo paese tormentato dalla dittatura di Ceausescu lunga quasi un venticinquennio, e che pare, con sembianze differenti, ma ugualmente opinabili, caratterizzare l'euforia consumistica ingiustificata che muove una popolazione finalmente libera, ama anche in balia di una povertà latente e di risorse sempre troppo scarse.

Il dilemma tra il "volere ma non potere", che rende un popolo ormai libero, ma schiacciato dalla miseria, schiavo di una dipendenza da futilità irresistibile e compulsiva, diventa il filo conduttore di una vicenda che trova, nell' esasperazione di riuscire a girare la scena perfetta, la sua più consona rappresentazione di questa ossessione.

Un monito ad un degrado civile che si sviluppa e nutre dei falsi consigli appannaggio di una pubblicità ingannevole ed innaturale come lo spot che si pretende di girare e con cui si pretende che Delia trasfiguri la soddisfazione tipicamente occidentale di chi ha trovato il traguardo del proprio paradiso terreno in oggetti futili ed ingannevoli.

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