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Mary Poppins

Regia di Robert Stevenson vedi scheda film

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La recensione su Mary Poppins

di Antisistema
7 stelle

Con Mary Poppins (1964) ci sono cresciuto fin da quando ero bambino, la videocassetta l'ho consumata e stra-consumata nel mandare il nastro all'indietro per vedere e rivedere questo film e poi siccome la mia scuola elementare era solita fare spettacoli ogni anno, all'ultimo anno mise in scena questo musical ed io interpretavo uno dei due figli del signor Banks, il piccolo Michael. 

Quindi potete capire come per me Mary Poppins sia una mezza istituzione o giù di lì, però ovviamente in una recensione seppur giustamente non si può mai eliminare il parere personale, bisogna comunque valutare le cose più obiettivamente e quindi vederlo adesso a 25 anni, mi permette di analizzarlo anche nei suoi aspetti tencici come la regia e compararlo con altri musical di quel periodo.

Walt Disney dopo aver vinto una caterva di oscar per i suoi cortometraggi, decise che era ora di coronare il proprio sogno vincendo quello a miglior film, cosa non c'è di meglio quindi che un bel musical colorato e allegro come andava di moda in quel periodo per raggiungere lo scopo? Presto detto, dopo essere riuscito ad accaparrarsi i diritti dei libri da un'autrice molto restia a cederli, il produttore voleva affidare la regia a registi più esperti, ma alla fine dovette accontentarsi del mestierante Robert Stevenson, autore di numerosi film di produzione Disney, mentre nel ruolo principale scartate Batte Davis e Angela Lansbury, si dicese di puntare su un volto cinematografico sconosciuto come quello di Julie Andrews, allora molto nota come attrice di musical teatrali di successo come Camelot e My Fair Lady; l'attrice accettò solo dopo quando perse ogni speranza di poter ottenere la parte in quest'ultimo film (andrà ad Audrey Hepburn), dando però vita ad un'icona generazionale che dopo decenni non perde colpi. 

 

 

Inutile nasconderlo, nonostante il film dopo oltre 50 anni sia tutto sommato molto gradito al pubblico, risulta abbastanza invecchiato in taluni punti (non userei quindi l'aggettivo "senza tempo" come FilmTV), e l'impronta Disneyana nel bene e nel male si sente molto. 

Non risulta difficile capire perchè da piccolo mi piacesse molto; colori sgargianti, canzoni a volontà, i bambini, una tata originale e sopratutto un uso estensivo degli effetti visivi che catturano subito la fantasia dei più piccoli. 

Il taglio family-oriented è molto marcato e magari pesa per uno spettatore cresciuto (io l'ho patito almeno) e la trama non è neanche chissà cosa, si può dire in effetti che il film brilla più per alcune singole sequenze ed intuizioni che nel suo insieme. La parte del film che integra gli attori in carne ed ossa con l'animazione tradizionale colpisce ancora oggi per impatto visivo, grazie ad una fusione riuscita tra i due elementi, rappresentando appieno la filosofia Disney basata sulla positività e la fantasia che sovrasta qualsiasi pretesa di realismo e non importa se alla fine sia stata un qualcosa di realmente accaduto e una fantasia, poichè come dice Mary Poppins; lei non deve mai spiegazioni. 

Il personaggio della tata insieme a quello di Bert (Dick Van Dyke), risultano quelli più interessanti per via del loro anticonformismo. Mary Poppins non sembra essere la classica tata; è si una donna dolce (specie nelle canzoni), ma Julie Andrews le dà anche una marcata importa inglese con il suo atteggiamento un pò snob e da stronzetta, che consente al film di non scadere nella melassa totale e conferendo così originalità al suo personaggio. E' una donna "perfetta", ma come dice il pappagallo che le fà da manico del suo ombrello, anche gli esseri perfetti provano emozioni, ed in effetti la tata nel finale si lascia andare ad un sorriso di sincera felicità per essere riuscita nella sua missione di riportare la felicità e l'armonia in una famiglia allo sfascio tra figli ingestibili, un padre banchiere freddo ed autoritario nei metodi e una madre assente perchè occupata nella manifestazioni delle suffraggette per avere più diritti; a differenza della protagonista, tali ritratti sono molto più stereotipati e costruiti con un pò di maniera; specie il personaggio della madre vista come una mezza rincoglionita che blatera frasi e slogan femministi, quando poi non sà badare ai propri figli; a seconda della propria sensibilità alcuni ci vedranno una critica ai movimenti femministi, altri una satira o una bonaria presa in giro. 

 

Julie Andrews, Matthew Garber, Karen Dotrice

Mary Poppins (1964): Julie Andrews, Matthew Garber, Karen Dotrice

 

Mary Poppins funziona per via di essere un personaggio leggermente anarcoide, con la sua borsa che contiene ogni genere di oggetto e la sua capacità nell'imbattersi in cose fantastiche durante la quotidianetà, anche se la donna deve cedere il passo solo ad un particolare edificio... la banca, un luogo che in effetti è l'antitesi della visione di Mary Poppins, poichè rappresenta la morte di ogni fantasia. Se dobbiamo prelevare soldi siamo scazzati nell'andare allo sportello, se dobbiamo depositare o fare altre operazioni anche positive, ci rompe andare in banca perchè c'è sicuramente una fila infinita. 

La sequenza della banca è forse quella più interessante per un pubblico più adulto, mettendo in scena l'inconciliabilità della visione del signor Banks con quella dei bambini, per concludersi con una corsa agli sportelli messa in scena in modo molto divertente, senza dare troppa tragicità ad essa. 

La regia di Stevenson però non è niente di che e paragonata a quella di geni del muscial come Donen o Minnelli, contri i quali ne esce distrutta. Per fare un paragone con My Fair Lady di George Cukor del medesimo anno, Stevenson non sfrutta mai appieno la scenografia del film, scegliendo quasi sempre soluzioni registiche molto pigre nel riprendere i numerosi numeri musicali, con la macchina da presa che inquadra i personaggi in primo piano e con nessuna profondità di campo; comparando il suo lavoro con la regia di Cukor, ne esce distrutto per come invece il suo collega riesce a sfruttare la scenografia e lo spazio scenico in modo infinitamente superiore (nonchè a dare un ritmo cinematografico ai numeri musicali), quindi non capisco come in america i fan di questo film si lamentino della vittoria alla regia del collega che sfruttando i medesimi mezzi, lo umilia abbastanza pesantemente.

Altro difetto è la melassa che straborda qua e là, sino a superare la soglia del consentito, rendendo così il film non sempre fluido nel ritmo e nella visione per lo spettatore, il quale però resterà piacevolmente colpito dai buoni numeri musicali, con il sempre eterno "Supercalifragilistichespiralidoso" come canzone più memorabile del film, sino a concludersi con il buon numero coreografico degli spazzacamini sui tetti di Londra, che rappresenta una possibile visione alternativa della realtà attraverso il potere ignoto della fantasia; cioè il potere dell'immaginazione di creare un altro mondo anche nel grigiore dei tetti di una metropoli urbana e sporca come Londra. 

 

Dick Van Dyke, Julie Andrews

Mary Poppins (1964): Dick Van Dyke, Julie Andrews

 

La fama di cult è meritata senz'altro, e la morale risulta anche esplicitata nel finale da Mary Poppins così che tutti possano comprenderla. Consigliato specialmente per passare una serata in famiglia, specie se si hanno bambini più piccoli che credo ne resteranno affascinati (a fine anni 90'-inizio 2000, lo vedevo e rivedevo io, quindi presumo che anche la generazione attuale possa goderselo). Il film ebbe successo di pubblico e critica all'epoca (Mereghetti gli dà 3 stelle, giustizio che può starci ma non nell'ottica comparativa con altri musical che hanno voti inferiori quando gli sono decisamente superiori), con 14 nomination agli oscar e ben 5 vittorie, tra cui miglior attrice protagonsita per Julie Andrews, che così si vendicò verso colui che per viltade fece il gran rifiuto. Non so se sia meritato, in effetti non è una perfomance incisiva a livello recitativo, poichè praticamente per l'80% del film l'attrice canta e nell'altro 20% non è che abbia chissà che dialoghi per mettere in mostra le proprie doti attoriali; forse si tratta di un premio risarcitorio per il mancato ingaggio in My Fair Lady come in molti dissero, e in tutta onestà l'attrice l'ho preferita nettamente in S.O.B. (1981) e Victor Victoria (1982), che sono i ruoli più belli della sua carriera dove darà fondo alle sue abilità recitative grazie ad un regista di ben altra caratura. Alla fine però dato che il tempo ha decretato Mary Poppins come personaggio icona, alla fine la scelta di premiare l'attrice ci sta tutta e poi non me la sento di andare contro un mito della mia infanzia che mi ha accompagnato per lungo tempo. 

Prolisso qua e là, troppo zuccheroso ed eccessivamente family oriented; i grandi musical sono altri in tutta probabilità, ma sinceramente è un film che alla fine lo voglio consigliare, perchè merita di essere senz'altro visto. 

 

Julie Andrews, Dick Van Dyke, Matthew Garber, Karen Dotrice

Mary Poppins (1964): Julie Andrews, Dick Van Dyke, Matthew Garber, Karen Dotrice

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