Regia di Delbert Mann vedi scheda film
Un fine settimana decisivo per la vita di un corpulento macellaio ultratrentenne, frustrato dalle ripetute delusioni sentimentali e oppresso da una madre castratrice (non “timido”, come vuole il titolo italiano: semmai annichilito dalle esperienze negative): conosce una ragazza, abbandona l’avvilente compagnia degli amici nullafacenti e decide di rilevare il negozio presso cui lavora. Uno dei punti di massima tangenza fra Hollywood e la commedia neorealista: piccole storie di personaggi insignificanti e privi di glamour, poco frequentate dal cinema americano prima degli anni ’70. Da una parte la felicità sorgiva di incontrarsi e riconoscersi simili, dall’altra le subdole resistenze ambientali che cercano di stroncare sul nascere l’idillio (ricatti morali, sottili malignità, abitudini inveterate dall’inerzia): un cammino di emancipazione dalle pastoie che impediscono di vivere, un gran finale liberatorio. E Betsy Blair, suvvia, non era poi quel mostro che nel film tutti dicono: o bisogna pensare che Gene Kelly fosse molto miope.
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