Regia di Adam Green vedi scheda film
Immaginate una domenica in montagna, sci ai piedi, su e giù con una seggiovia. Se vi lasciassero lì? Se vi dimenticassero su quella seggiovia? Cosa fareste? Sta qui la forza di Frozen, una forza di spielberghiana memoria, ricorda squali e grossi tir in autostrada. È domenica sera nel nuovo thriller orrorifico di Adam Green, fa freddo, è buio in mezzo ai monti a dieci metri dal suolo. Le piste non riapriranno prima di venerdì, e i lupi del New England hanno fame. L’idea è brillante, pur ricordando quella di Open Water (due aspiranti sub abbandonati in mezzo all’oceano durante un’escursione), fa leva su timori tanto atavici quanto reali. Fra tanti horror involontariamente comici, questo fa davvero paura, la tensione si respira sin dai titoli di testa e ogni volta che si inquadra un argano, un filo teso, un semplice ingranaggio. Peccato per le vittime, tre ragazzi per nulla appassionanti, ripetitivi nei loro discorsi, “congelati” dentro dinamiche da teen movie. Eppure, a tratti, Frozen si qualifica horror d’alto rango, alimentando ansia e fiato sospeso. Green stringe sui protagonisti, il virus dell’impotenza contagia lo spettatore, vittima anch’esso di un terrore psicologico a tratti intollerabile, claustrofobico e oppressivo, nonostante uno sfondo che sembra estendersi all’infinito.
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