Regia di Adam Green vedi scheda film
Alla base di questo piccolo gioiello di tensione troviamo un'idea tanto semplice quanto agghiacciante: cosa succederebbe se per una concomitanza di sfortunati ma plausibili eventi ci si trovasse bloccati in seggiovia al momento della chiusura dell'impianto sciistico? Voglio dire: io non frequento la montagna ma un pensiero del genere mi ha comunque sfiorato la mente in passato e subito mi sono dovuto concentrare su altro per non lasciarmi andare a congetture terrificanti. Ebbene, il giovane Adam Green - classe 1975 - ha avuto la brillante idea di mettere in scena quest'incubo bianco e ad alta quota. Sulla scia delle situazioni limite di "Open water", "Buried" o "127 ore", "Frozen" punta le sue macchine da presa su tre giovani intrappolati a mezz'aria ed in balia delle intemperie. Dapprima increduli e speranzosi, la loro condizione si tramuta presto in disperazione quando uno dei tre tenta il salto per salvare gli altri e finisce con entrambe le gambe spezzate. Da qui ha inizio un autentico calvario in un impietoso crescendo fra principi di congelamento, carni lacerate, sacrifici, sensi di colpa, presenze realmente inquietanti e cigolii infernali. Un horror al freddo e al gelo che lascia il segno per cattiveria e per la semplicità con la quale annienta i propri personaggi sia nella psiche che nel fisico. Pochi soldi, attori tutt'altro che famosi, inquadrature limitate ma grande atmosfera ed impatto per un film di genere decisamente riuscito che inchioda il proprio spettatore facendogli fare i conti con paure primordiali. In una delle sequenze più leggere, i tre personaggi s'interrogano su quale sia la morte peggiore. Bruciato vivo, attaccato da uno squalo ed inghiottito nella pancia del Sarlacc, queste le loro risposte. Non avevano ancora visto "Frozen".
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