Regia di David Lynch vedi scheda film
E fu così che quel giovane del Montana chiamato David Lynch divenne grande.
A distanza di 31 e 36 anni da questo suo primo grande lavoro avrebbe realizzato i suoi capolavori assoluti, Mulholland Drive e INLAND EMPIRE.
I suoi precedenti cortometraggi, anche se validi, non erano certo ai livelli di questo mediometraggio(penso sia più corretto definirlo così), un delirio di mezz'ora assolutamente shockante.
Le tematiche affrontate sono innumerevoli e preludono quella che sarà la poetica del regista: da una parte la riproduzione di un mondo oscuro e malvagio, inospitale, caratterizzato da atmosfere malsane ed angoscianti.
Dall'altra parte la ricerca disperata di una via di fuga da questa realtà, che si rivelerà essere la tematica portante della filmografia del regista, basti pensare al successivo Eraserhead, suo primo lungometraggio.
Già in The Alphabet vi era una sorta di disagio(già manifestato in verità nel primissimo corto, Six Figures...)del protagonista che cercava di scappare dall'apprendimento dell'alfabeto, incubo anche dello stesso Lynch, emblema di un rifiuto da parte dell'artista di conformarsi ad un apprendimento istituito, rigido, rifiuto anche di un linguaggio tradizionale, visto appunto in maniera negativa.
Nel successivo Eraserhead il tema del voler fuggire dalla vita è chiaramente quello portante del film. Il finale di The Elephant Man - non voglio spoilerare - è anch'esso indice di una fuga(chi ha visto il film capirà).
In Velluto Blu Lynch oppone mancheisticamente due mondi e il film lo si può leggere come un viaggio nel mondo oscuro, quello insidiato nel perbenismo di una tranquilla cittadina e di una vita comune, per poi fare ritorno "a casa".
In Cuore Selvaggio i due protagonisti scappano da una realtà a loro avversa per unirsi nel segno dell'Amore. L'intero film è una fuga da un mondo violenza: lo stesso regista lo ha laconicamente definito "Finding love in Hell".
Strade Perdute è forse quello più evidentemente incentrato sulla fuga ed è stato descritto da Lynch stesso come una "fuga psicogena".
Sulla stessa base potremmo parlare di Mulholland Drive. In INLAND EMPIRE il discorso si fa MOLTO complesso, ma il tema della fuga potrebbe essere rilevato a più livelli di lettura del film.
Una Storia Vera è incentrato su una fuga che è in realtà confronto con se stessi e con la propria vita(anche se non vi è un vero e proprio progresso spirituale come nel più celebre "Il posto delle fragole": il protagonista è un uomo formato, deciso e che sa a cosa mira)e ricongiungimento con il proprio passato. Il meno Lynchiano dei film di Lynch, paradossalmente.
Arriviamo ora a questo "The Grandmother". Di cosa ci parla?
Ci parla della difficile infanzia di un ragazzino - che potrebbe essere chiunque, anche Lynch stesso - maltrattato(e forse anche abusato sessualmente)dai propri genitori. Nel mondo oscuro in cui vive questo bambino non c'è spazio per affetto familiare e i suoi disagi anziché essere compresi sono invece acuiti dalla violenza - verbale e fisica - cui i genitori lo sottopongono.
Il bambino di nome Matt troverà nelle radici(familiari?)il proprio rifugio, così pianterà con dei semi trovati una piantina dalla quale uscirà una nonna, forse frutto della sua immaginazione, che darà al bambino un barlume di speranza.
Matt è ora felice e si sente amato. Ma, come spesso accade in Lynch, i sogni sono destinati a crollare, e così la nonna - che al contrario dei genitori si esprime con dei suoni molto deboli, dei fischi - morirà, lasciandolo da solo nuovamente.
Oltre all'anticipazione delle tematiche propriamente lynchiane, il film si fa notare per la riproduzione di un'atmosfera angosciante, tetra.
Al buio si oppone infatti il pallore dei personaggi, quasi vampireschi, alienati.
Bellissime le musiche che rendono le atmosfere possibilmente ancora più inquietanti.
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