Regia di Gabriele Salvatores vedi scheda film
Marrakech express è uno spaccato generazionale valido per tutte le generazioni e questo ne fa un ottimo lavoro. Gli interpreti, a partire dal 'ripulito' (dagli eccessi del macchiettismo comico passati) Abatantuono, sono discreti e la storia, pur essendo fondamentalmente poca come sostanza, lascia aperta una vasta riflessione. Il tempo perduto, l'amicizia, l'età adulta, la malinconia del ritrovarsi non più a crescere, ma ad invecchiare, il significato che ciascuno di noi attribuisce al prossimo: in Marrakech express c'è tutto questo e molto di più, senza scadere nella retorica e cercando sempre un equilibrio con la verosimiglianza. Un exploit per Salvatores e per tutto il cinema italiano; soltanto un paio di anni (ed un film: Turnè) separano l'autore dall'Oscar di Mediterraneo.
4 amici trentenni vengono convocati dalla ragazza di un amico comune che non vedono da un po' di anni: il vecchio compagno di scorribande è in prigione in Marocco ed ha bisogno urgentemente di 30 milioni per uscirne. I 4 si organizzano e dopo qualche tentennamento partono alla volta di Marrakech; il viaggio sarà un'occasione per riscoprirsi, per capire cosa è cambiato fra di loro e in loro, ed infine per rivedere l'amico. Che non era affatto in galera: aveva solo bisogno di quei soldi per comprare una trivella ed avviare un'attività agricola.
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