Regia di Hideo Gosha vedi scheda film
La perdita dell’identità è la base del tradimento; senza la memoria dei propri affetti e della tradizione della propria gente l’uomo è un cane sciolto, un ronin della vita. In questo film l’esistenza è straziata ben prima di finire dilaniata dai pugnali e dalle spade; è un’azione muta e priva di passione, dentro locali e costumi decorati di bellezza antica, ma risuonanti a vuoto. Lo spazio e i corpi sono involucri senza contenuto, ma sono anche le uniche cose che si possano possedere; il potere non è prestigio, ma solo territorio, in cui abitano donne e bande criminali, da poter conquistare e mettere al proprio servizio. La poetica di Hideo Gosha è descrivere la vita e la morte così come sarebbero se fosse assente l’anima: i gesti e le parole dei suoi personaggi sono solo il lato più visibile e superficiale dell’agire umano, la piccola parte emersa che, di per sé, appare priva di senso e di motivazioni. Questa è la fetta inconsistente che rimane, sospesa in mezzo al tempo, quando da sotto si taglia via il passato. È la pantomima di sagome appiattite a cui si riduce l’uomo che dimentica se stesso. Il “cacciatore nella notte” si nasconde nel buio per attaccare e uccidere, però, nelle tenebre, e senza direzione, si muove l’intera sua esistenza.
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