Regia di Josef Von Sternberg vedi scheda film
Marocco è il secondo film dell'astro nascente Marlene Dietrich (nome d'arte di Maria Magdalena von Losch) assieme al regista ebreo viennese Josef von Sternberg (Jonas Sternberg), appartenente alle migliori personalità artistiche mitteleuropee emigrate negli Stati Uniti, per alcuni aspetti biografici simile al concittadino Erich von Stroheim.
Il film riprende un romanzo di Benno Vigny, una storia piuttosto banale e comune di cui però Sternberg si serve allo scopo di esaltare gli aspetti formali e seduttivi della sua messinscena, la ricostruzione artificiosa e posticcia di un Marocco da cartolina, un ambiente falsificato negli studi di Hollywood che paradossalmente la regia rende magicamente verosimile oltrepassando il realismo oggettivo. L'obiettivo infatti è quello della resa atmosferica, la calura e l'odore del deserto, esplicitamente chiamato in causa in un dialogo tra il legionario Tom Brown (G. Cooper) e la cabarettista Amy Jolly (M. Dietrich), il contrasto tra un barocchismo oppresso dall'aria esterna e dalle cose degli interni e una soffusità psicologica evidenziata dalla modellazione luministica, aspetti che vengono ben còlti dalla mdp nella sequenza dello spettacolo al cabaret: costumi esotici, fumi, folla numerosa e la Dietrich che appare vestita con un frac nero in una rappresentazione all'interno della rappresentazione cinematografica, una figura diventata icona e simbolo universale di ambiguità erotica, oggetto del desiderio ribaltato sia maschile che femminile.
L'andamento lento quindi fa parte del paesaggio e della ricostruzione ma è anche la proiezione delle insicurezze dell'innamoramento di Amy e di Tom, una donna e un uomo dal passato che vorrebbero dimenticare e timorosi del futuro. Il finale che inquadra l'allontanarsi della legione e di Amy nel deserto è emblematica della sospensione temporale, una speranza ma anche una incognita, con i suoni diegetici degli strumenti che svaniscono e il fruscio del vento.
La coppia Cooper/Dietrich è tra le più belle della storia del cinema in quanto ad estetica ed intesa seduttiva, mentre A. Menjou tratteggia con portamento distinto il pittore che vorrebbe fidanzarsi con Amy, ma che per amore la lascia libera di decidere. 8
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta