Regia di Daniel Barnz vedi scheda film
Uscito nelle sale americane a marzo di quest’anno dopo numerosi rinvii, arriva anche in Italia l’11 maggio “Beastly”, la rivisitazione in chiave moderna della storia di “La Bella e la Bestia” di disneyana memoria prodotto da CBS Films e Storefront Films.
Una fiaba contemporanea, una storia d’amore, tratta dall’omonimo romanzo del 2007 della scrittrice Alex Flinn, la cui sceneggiatura e direzione è affidata Daniel Barnz.
Non certo un film originale o diverso da quello delle svariate storie d’amore già viste e narrate nelle serie per teenager che spopolano al cinema e in TV, dalla saga di Twilight a High School Musical solo per citarne alcuni.
Ma non poteva essere altrimenti, considerato che la storia si rivolge proprio ad un pubblico adolescenziale - così come ha affermato anche la stessa produttrice Susan Cartsonis - ed il messaggio che propone è semplice e fin troppo scontato: la vera bellezza non è quella esteriore ma bisogna guardare al di là delle apparenze e scoprire quanto di buono si ha dentro.
Tutto il film scorre via un po’ piatto e senza troppi colpi di scena, né grandi effetti speciali. La trama è mediocre e narra la vicenda dell’adolescente Kyle Kingsbury, interpretato da Alex Pettyfer, che incarna la figura del belloccio, del classico ragazzo di buona famiglia, viziato, superficiale e arrogante che bada solo all’apparenza di chi lo circonda.
Influenzato in questo modo d’essere dal padre Rob (Peter Krause), un brillante giornalista che si circonda solo di collaboratrici di bell’aspetto, ma distaccato verso i problemi del figlio e sempre assente quando questi ha bisogno, Kyle è molto popolare nel suo liceo.
E’ l’idolo di molti dei suoi compagni che, come lui, curano solo l’aspetto fisico e si atteggiano in un mondo patinato e finto, che Barnz rende con un gioco di luci e con l’utilizzo di una scenografia piena di superfici splendenti che, come in un gioco di specchi, volutamente riflettono la bellezza fisica dei personaggi ma che danno anche una sensazione di distacco: i toni e i colori sono infatti un po’ freddi.
A questo mondo fatto di apparenze però non appartengono né Kendra, interpretata da Mary-Kate Olsen, la compagna di classe di Kyle che si vocifera essere una strega e che veste dark ed è piena di piercing e tatuaggi; e nemmeno la bella ma introversa Lindy, la protagonista Vanessa Hudgens, sempre in disparte e con un tono sommesso rispetto al resto della massa di amici di Kyle e a cui lui non ha mai prestato attenzione.
Il racconto si snoda dal punto di vista della Bestia, come anticipa anche lo stesso titolo.
Kyle, avendo provocato e deriso davanti agli amici la strega Kendra, è vittima di una sua maledizione. Viene trasformato in Bestia e sfigurato: la bruttura del suo corpo rispecchia in realtà il suo essere insensibile e superficiale, in questa trasformazione viene fuori è in realtà il suo vero stato d’animo.
Per liberarsi dalla maledizione e per eliminare le deformazioni, molto simili ai tatuaggi che ha da sempre disprezzato in Kendra, avrà un anno di tempo durante il quale dovrà trovare il vero amore: quello che ama incondizionatamente, quello che bada all’essenza delle cose a non alle apparenze.
Se non riuscirà a farsi amare con tutte le sue deformità rimarrà per sempre una bestia. L’occasione gli si presenta quando Lindy subisce un’aggressione e lui decide di accoglierla nel suo loft, dove nel frattempo il padre lo ha emarginato per sottrarlo dalla vista di tutti.
Con l’aiuto di un tutore cieco, interpretato da un bravo e divertente Neil Patrick Harris – l’unico degno di nota per la sua interpretazione insieme a LisaGay Hamilton nei panni della governante di colore – Kyle riuscirà ad instaurare un rapporto con Lindy che, come la più classica delle favole, sboccerà in amore.
A parte la mielosa storia d’amore, quello che risalta agli occhi dello spettatore comune è che tutto il film è costruito in relazione alla tipologia di pubblico cui si rivolge. Ogni cosa è un richiamo al mondo adolescenziale: dalle atmosfere ricreate nei luoghi della scuola alla scelta dei brani musicali - Lady Gaga, Fire Theft, The Vines –; dai costumi curati da Suttirat Larlarb, alla fotografia di Mandy Walkers che ha ricostruito visivamente quel mondo tutto incentrato sull’aspetto esteriore.
In realtà ai due protagonisti non viene richiesto un grosso sforzo interpretativo: entrambi infatti sono già conosciuti e amati dai teenager e per questo gli si chiede solo di sfoderare tutto il loro sex-appeal, costruito nel tempo grazie ai personaggi che rispettivamente hanno interpretato per altre serial TV – si pensi a Vanessa Hudgens che ha legato la sua immagine a High School Musical. Questo fa si che anche l’amore che trionfa tra i due protagonisti non ha grosse pretese narrative né si richiede uno sforzo razionale per descrivere l’evolversi di una storia che vuole essere semplicemente una favola per ragazzi.
(LINA CEGLIA)
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