Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
Incontro pericoloso fra una ladra che deruba i suoi datori di lavoro e un benestante che l’ha assunta, pur sospettando di lei. Uno dei pochi Hitchcock decisamente sopravvalutati, puro manierismo, quasi un collage di frammenti di altri suoi film: l’impiegata ladra di Psyco, la bionda/bruna di La donna che visse due volte, il trauma rimosso di Io ti salverò; persino i nomi quasi identici dei protagonisti (Mark e Marnie) richiamano L’ombra del dubbio. Ma lo svolgimento è estenuante, acquoso, non crea la minima suspense: “da un certo punto in poi è realmente impossibile partecipare alla trama, credere alla passione feticista di Mark che cerca in ogni modo di proporsi come figura rassicurante e paterna” (Giorgio Gosetti). Anche la rivelazione finale, quando arriva, è stata preceduta da così tante anticipazioni (leggi: riflesso pavloviano prodotto dalla vista del colore rosso) da non impressionare nessuno. È anche una delle rare occasioni in cui nemmeno Connery è capace di risollevare le sorti di un film: legnoso, verboso, sostanzialmente antipatico. Peccato che la vispa Diane Baker si veda troppo poco: avrebbe potuto rubare la scena a quella che sembra solo la controfigura di Grace Kelly.
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