Regia di Ridley Scott vedi scheda film
Robin Hood è un personaggio ormai usurato, e per rivitalizzarlo serviva un’idea forte. Ridley Scott, uno dei più discontinui registi in attività, deve aver creduto di trovarla realizzando un’opera speculare a Robin e Marian: raccontando cioè la nascita della leggenda, come Lester ne aveva raccontato il crepuscolo. Il risultato è che vediamo un Robin ‘normale’, inquadrato per quasi tutto il film entro eserciti regolari e intento ad amoreggiare molto borghesemente con una bella vedova; l’unica sua impresa banditesca, il furto di un carico di grano, è quasi una goliardata. Tutto si riduce insomma a un banalissimo film d’azione in costume, senza un grammo dell’onesto revisionismo di Le crociate. Fino a qualche anno fa sarei ancora stato indulgente verso una simile baracconata, ma comincio veramente ad averne piene le tasche di questa Hollywood che non sa più alimentare l’immaginario e continua pervicacemente a raschiare il fondo di ogni barile a disposizione. L’unico personaggio delineato con originalità è Marian: forse la prossima volta l’idea potrebbe essere quella di dedicare un film solo a lei (ammesso che si trovi un’altra interprete come Cate Blanchett).
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