Regia di Stephen Quay, Timothy Quay vedi scheda film
Affrontare la visione di quest'opera dei fratelli Quay catapulta lo spettatore in un'altra dimensione. Una dimensione dall'atmosfera alienante e dalle parvenze onirico-horrorifiche. Le immagini grigio-nere acompagnate dalle tenebrose quanto estranianti musiche di Karlheinz Stockhausen sembrano create ad arte per generare l'incubo, ma non è proprio così. I Quay desiderano "rappresentare il sofferto paesaggio mentale della protagonista" e durante un intervista a Trieste del 2001 rispondono in questa maniera a chi chiedeva loro riguardo all'atmosfera da incubo claustrofobico che si respira nei loro lavori:
"Non si tratta di incubi, noi pensiamo veramente che l'animazione possa creare un'alterità, e ciò che noi vogliamo raggiungere con i nostri film è un'alterità "oggettivata", non un sogno o un incubo ma un mondo autonomo ed autosufficiente, che abbia le proprie leggi, una lucidità...è un po' come quando si osserva il mondo degli insetti, ci si chiede a quale logica rispondano i loro comportamenti, non possono dialogare con noi per spiegarci cosa fanno, è un miracolo bizzarro. Ecco, penso che guardare uno dei nostri film sia come osservare il mondo degli insetti... La stessa logica d'altra parte si può trovare nel balletto, dove non esiste il dialogo e tutto si basa sul linguaggio dei gesti, della musica, del ritmo, che vanno interpretati dallo spettatore. Non ci piace utilizzare dialoghi, ci bastano la musica e i movimenti, la luce, i suoni."
Le interpretazioni dello spettatore e gli intenti dell'autore sono spesso contrastanti. Di sicuro non si possono tenere a bada le sensazioni. Ognuno si lasci trasportare dalla propria soggettività.
Senza svelare troppo, "In Absentia" potrebbe essere visto come il canto d'amore tormentato, ma al tempo stesso ardente e sincero, di una mente che ha intrapreso altre strade; deviazioni rinchiuse in uno spazio istituzionalizzato.
Qualcuno, poi, per descrivere quest'opera potrebbe essere tentato d'utilizzare l'aggettivo "lynchano". Non sarebbe corretto, poichè Lynch non ha l'esclusiva dell'Impero della Mente. Nel passato e nel presente gli autori che si sono addentrati in maniera "non convenzionale" in questo mondo a parte, sono innumerevoli: Maya Deren, Bergman, Svankmajer, solo per citare qualche nome, oltre ovviamente agli stessi Quay...
NOTA: per chi volesse leggere l'intervista integrale ai fratelli Quay, ecco il link:
http://www.horschamp.qc.ca/new_offscreen/quay_italian.html
Sarebbe meglio farlo dopo aver visto il cortometraggio....
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