Regia di Michael Winner vedi scheda film
Scherza coi fanti, ma lascia stare i santi.
Per azzardare il remake del capolavoro di Hawks, ci voleva soprattutto un bel coraggio (lasciamo perdere talento, ispirazione, un'idea di cinema o anche solo un po' di inclinazione per il falso d'autore).
Mancando tutto questo, regia, autori e produzione non trovano niente di meglio che spostare l'azione a Londra e dintorni, far girare Marlowe in Mercedes e scambiare la Bacall con la modesta Sarah Miles.
Il resto segue e non può che essere una fiera del modesto e del raffazzonato.
Banalmente fedele al romanzo fin dove si può, Winner si aggrappa alla voce over trasformando il film in un audiolibro (similmente al gemello "Marlowe poliziotto privato") e inventa di sana pianta dove nemmeno Chandler era stato molto chiaro.
Così, si chiarisce persino la morte dell'autista degli Sternwood, uno dei grandi "misteri" della letteratura e del cinema, il cui assassino era ignoto persino all'autore del romanzo (il che ha dato origine a uno dei miei aneddoti preferiti della storia del cinema, il telegramma - o telefonata - di William Faulkner a Chandler durante la lavorazione de Il grande sonno).
Quel che viene fuori è sostanzialmente un film senza arte né parte, senza personalità, soprattutto senza atmosfera (e se c'è un genere che è fatto di atmosfera, quello è il noir).
Insomma, quasi tutto sbagliato a partire dal cast, nel quale solo Mitchum se la cava.
Per completisti chandleriani, gli altri alla larga.
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