Regia di Henry King vedi scheda film
Un macigno. Noia allo stato puro. Eppure, lo stampo hollywoodiano, quando estrapola dalla bibbia, riesce a conferire un certo fascino ai racconti storici/epici, quasi sempre grazie al fattivo apporto delle componenti tecniche quali i costumi, le scenografie, il technicolor o il cinemascope. Caratteristica riconfermata solo in parte. Con un astuto escamotage (il più classico dei flashback) si conserva l'episodio clou (la sconfitta di Golia) per l'atto conclusivo, mantenendo un minimo di sano interesse per una vicenda stucchevolmente ridotta a mero adulterio da soap opera. Paradossalmente, il lucifugo, solenne e liturgico finale, per quanto parossisticamente flemmatico, riesce, oltre a mettere in risalto un Peck in trance recitativa, a sterzare su una intensa ed ispirata tragicità pseudoteatrale con duplice monologo shakespeariano per il protagonista. Certo, per goderselo occorre avere ancora gli occhi aperti. Non è impresa facile.
Malevolo e disilluso quanto basta. Sorprendentemente intenso nel finale, tutto sulle sue spalle.
Suadente. Quando Peck attacca con il suo monologo lo osserva allocchita con uno sguardo che sembra dire [da leggersi con inflessione romanesca]: "A' Greggory, ma che stai a ddi'?".
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