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Una tata magica

Regia di Michael Scott vedi scheda film

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La recensione su Una tata magica

di Lina
4 stelle

Filmetto natalizio, che sulla falsa riga di "Nanny McPhee - Tata Matilda" e "Mary Poppins", con qualche vago richiamo perfino a "Joséphine, ange gardien", si rivela un trionfo di cliché. Non mi ha emozionata per nulla. È molto scontato dall’inizio alla fine. Punta tutto sui buoni sentimenti come altre opere di questo genere, ma la messa in scena è dilettantesca. Gli attori non hanno carisma, le loro interpretazioni sono alquanto trascurabili e non lasciano niente.

 

Rivediamo un ormai cresciuto James Van Der Beek, l’ex star di "Dawson’s Creek", che poveretto, ce la mette tutta con le sue faccette per sembrare espressivo e ben calato nel ruolo, ma non convince comunque.

Erin Karpluk se la cava meglio di lui, ma il suo personaggio è prevedibile e banale.

La peggiore però è Doris Roberts, del tutto fuori parte. La sua “Tata Miracolo” è totalmente insipida. Scimmiotta in modo penoso "Nanny McPhee" e non ricorda neanche lontanamente la magia di "Mary Poppins". Di magico, in verità, non sembra avere proprio nulla. Solo una sfilza di battute melense, fin troppo scontate, mirate e ruffiane, e a un certo punto, il suo scialbo personaggio passa in secondo piano, finendo con l’apparire addirittura inutile o piazzato lì, tanto per fare scena e donare quel valore aggiunto necessario alla pellicola.

Superflui e poco interessanti anche i due gemelli “pestiferi”, che in teoria, dovrebbero ricordare i vivaci bambini dei film succitati, ma che si rivelano delle copie molto sbiadite di essi.

 

Nonostante la trama sia ben sviluppata e tratti temi impegnativi come il senso del perdono da ritrovare, il dolore per una tragica perdita e la forza di andare avanti, concedendosi nuove opportunità, il film non resta nel cuore.

La parte pedagogica appare un po’ forzata, poco incisiva e poco impressionabile.

 

Dialoghi mediocri e lieto fine di obbligo.

Un’opera sostanzialmente di povera ispirazione, ma potrà piacere a chi sa accontentarsi e non batte ciglio davanti alle ovvietà.

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