Regia di Mauro Bolognini vedi scheda film
Un giovane disoccupato con figlio neonato a carico passa un giorno in cerca di lavoro, o meglio delle 50.000 lire che gli servono per ottenerlo: chiede aiuto allo zio traffichino, fa un giro di faccendieri che se lo rimpallano a vicenda, viene implicato in un losco affare di olio adulterato, infine ruba un anello dal cadavere incustodito di un onorevole appena defunto. Premesso che per me La notte brava rappresenta il vertice della filmografia di Bolognini, bisogna dire che questa sua versione diurna regge abbastanza bene il confronto; anche l’evidente sconnessione narrativa merita tutte le attenuanti del caso, essendo dovuta ai tagli scriteriati imposti dalla censura (es. la scena dell’incendio al camion risulta quasi incomprensibile). Ha una struttura circolare che dà il senso opprimente di una situazione bloccata: sia all’inizio sia alla fine viene inquadrato dal basso, dal punto di vista del monnezzaro che fa il suo giro, un immenso e labirintico palazzone popolare. Nel mezzo c’è un continuo agitarsi a vuoto, un dare e prendere fregature, e alla fine una soluzione apparente che in realtà (si intuisce) cambia poco. Certo, gli interpreti sono tutti un po’ troppo belli e puliti: si sa che Pasolini, quando dirigerà in proprio, farà scelte diverse; ma Pasolini, l’ho detto e lo ripeto, funziona sempre meglio come (co)sceneggiatore che come regista.
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