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The Cabinet of Jan Svankmajer

Regia di Keith Griffiths, Stephen Quay, Timothy Quay vedi scheda film

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La recensione su The Cabinet of Jan Svankmajer

di OGM
8 stelle

Il laboratorio della stop motion dei fratelli Quay ci insegna che a dare vita agli oggetti non è il loro movimento, ossia il cambio di posizione, lo spostamento, la mutevolezza espressiva, che sono i classici capisaldi dell’animazione. La loro anima risiede, invece, nella loro intrinseca complessità, che impedisce loro di essere catalogati in maniera univoca, e di ricevere una denominazione che ne riassuma in maniera esaustiva la natura. A parlare, in questo teatro delle cose, è la loro articolazione interna, la loro costituzione multiforme e snodata, che sembra assemblata col meccano. La dinamica sta tutta nell’occhio dello spettatore, nel suo percorso analitico che guarda dentro e fuori le strutture, cambia l’angolazione della luce, e modifica il punto di vista. Questa danza delle forme è una ricerca mai conclusa, che ammette un numero infinito di varianti, perché illimitate sono le possibili decomposizioni dell’ente esaminato, le possibili diverse messe a fuoco delle sue varie parti. I ritratti ortofrutticoli dell’Arcimboldo sono l’esempio principe della distanza che separa la veduta d’insieme da quella concentrata sul singolo dettaglio; ed essi sono anche il paradigma olistico di una visione epistemologica che mette in crisi le categorie a cui la ragione umana è solita ricondurre la conoscenza del reale. I nostri innati cassetti mentali sono infatti inadeguati a catturare l’essenza delle cose, perché questa non si riduce ad un composto inerte di forma e di sostanza. Essa è, invece, un sistema di significati in continua evoluzione, espressi in un linguaggio, per noi indecifrabile, le cui parole sono combinazioni di successive metamorfosi.

The Cabinet of Jan Svankmajer è un circo di acrobazie semantiche che vanno oltre la nostra comprensione. In effetti, non ci viene chiesto di capire, ma solo di assistere ammirati a questa esibizione di concetti concreti in divenire: uno spettacolo dal vivo la cui estetica sembra basata  non sul caso, ma su un preciso impianto logico, di cui, però, ci sfuggono del tutto le leggi ed i principi.

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