Regia di Alexander Korda vedi scheda film
E' un film elegante e raffinato, con sfarzose scenografie, come è consueto con Alexander Korda. I dialoghi sono arguti e sofisticati, oltre che paradossali, come era solito scrivere Oscar Wilde. Gli attori se la cavano tutti; forse sono un tantino trattenuti in senso vittoriano, ma allora la cosa è consona al periodo in cui si svolge l'azione. Insomma, non ci sono sorprese.
Una buona parte del merito del film va ad Oscar Wilde, che ha pensato la trama e i dialoghi. A lui sono da attribuire anche gli insegnamenti morali, che sembrano rimandare ad una specie di provvidenza atea, cioè gli eventi che sistemano le cose, senonaltro premiando i meritevoli (forse però non punendo i colpevoli). Il cinismo, tuttavia, aleggia qua e là, e forse è farina di Korda. ciò è vero specie nel personaggio di Cheveley, donna perfida e calcolatrice, senza cuore e senza affetti, se non quelli per il denaro e il prestigio sociale. Il fatto che voglia suffragare la sua domanda di matrimonio tramite un ricatto dà un'idea di quale sia la sua idea di amore e di convivenza con un uomo.
La realizzazione è dignitosa: i momenti gustosi sono la maggioranza, ma il film è un po' statico nella parte centrale. Per realizzare bene il difficile dialogo tra Goring e Cheveley ci voleva una mano un po' più vivace e inventiva. Nell'insieme, comunque, la visione è gratificante. Per una volta, la versione successiva del testo del 1999 è forse migliore.
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