Regia di Julie Anne Robinson vedi scheda film
Nicholas Sparks fa male al cinema. Non ci interessa in questa sede il suo valore di romanziere; ma in quanto soggettista e sceneggiatore dei film tratti dai suoi bestseller, è deleterio. E recidivo. Il suo concetto di melenso raggiunge un livello che renderebbe cinica perfino Pollyanna. Nei suoi intrecci si ritrovano invariabilmente i seguenti elementi: personaggi buoni, generosi e più politicamente corretti della famiglia di Settimo cielo (qui si salvano uova di tartaruga e il fratello minore usa i risparmi per permettere alla sorellona di comprarsi un vestito); love story con un tasso d’erotismo che al confronto La casa nella prateria era osé (il depilatissimo Hemsworth passa l’estate a dichiarare amore eterno a una Cyrus sempre in maglietta bagnata, senza che si sganci nemmeno un bacio alla francese); una malattia terminale che permetta a tutti di pentirsi dei (pochi) peccati commessi ed essere, se possibile, ancora più buoni (non sveliamo a chi tocca questa volta, ma è facilmente intuibile). I riferimenti televisivi non sono un caso, perché la regia pedestre non fa che combinare il tutto come se fosse la puntata di una serie giovanilistica, solo un po’ gonfiata. Proprio come le imbarazzanti labbra di Miley Cyrus.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta