Regia di Noah Baumbach vedi scheda film
Non che il mondo di Greenberg sia poi così stravagante. Incasinato e governato da uno stato perenne d'ansia, quello sì. Roger è infatti reduce da un esaurimento nervoso ed il suo essere un tantino sociopatico e, a tratti, detestabile, non lo aiuta di certo a reinserirsi nella società. Chiuso nella villetta del fratello partito per una vacanza in Vietnam, l'ex rocker dalla lamentela facile tenta un riavvicinamento con il genere umano riattivando i contatti con gli amici e la donna dei bei tempi ma con risultati a dir poco imbarazzanti e fuori tempo massimo. Ci sarebbero gli estremi per riprecipitare nel baratro depressivo se non fosse per Florence, una curiosa ragazza tuttofare della quale il nostro s'invaghisce ma non prima di essersi fatto la sua giusta dose di paranoia autolesionista. Un film dall'incedere lento, titubante come i procedimenti mentali del suo protagonista che non riesce più a relazionarsi col mondo e col prossimo. Un parto intellettualoide firmato Baumbach - Jason Leigh che, come nei precedenti "Il calamaro e la balena" ed "Il matrimonio di mia sorella", ha il suo punto di forza nella messa in scena di una quotidianità disfunzionale, quasi sincopata alla ricerca più di uno scopo che di un'effimera felicità. Un film che guarda al Woody Allen dei bei tempi ma con meno ironia ed un ritmo non sempre all'altezza. Notevole la prova di Ben Stiller, una volta tanto con il freno a mano tirato ma non per questo meno convincente, anzi. Buono anche l'apporto dei comprimari e gustosissima la colonna sonora che in più di un'occasione riempie veri e propri tempi morti. Eccessivamente verboso e non sempre avvincente ma ad ogni modo un capitolo di cinema colto ed interessante, comunque degno di visione.
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