Regia di Eduardo De Filippo vedi scheda film
Due episodi. Un uomo malato, costretto a letto, viene obbligato dalla moglie a covare le uova in assenza della chioccia. Un marito infelice sogna un'avventura con la bella dirimpettaia.
Se è vero che Eduardo De Filippo non ha mai avuto particolare fortuna come regista cinematografico, nonostante il suo lungo e poderoso impegno dietro la macchina da presa, di certo un'opera come Marito e moglie, di maniera ma piuttosto anonima, può spiegare qualche ragione di tale 'mancato successo' (di insuccesso vero e proprio non si può parlare, senza dubbio). Sono due episodi, uno dello stesso De Filippo e l'altro tratto da Guy de Maupassant, sceneggiati dal regista/protagonista insieme a Diego Fabbri e a Turi Vasile; due differenti declinazioni della medesima formula, cioè quella della donna-padrona e del pover'uomo soggiogato a essa, quantomeno fra le mura domestiche. Tutto realizzato con doverosa attenzione e per di più recitato da interpreti ben affiatati: fra gli altri compaiono in scena anche Titina De Filippo, Tina Pica, Riccardo Frera e Sergio Conti. Ma gli sforzi dell'autore, sia in fase di scrittura che di regia, non distanziano più di tanto la pellicola dalla forma teatrale, quella più consona a Eduardo; oltrettutto un film del genere cominciava a risultare sorpassato nel 1952, quando il cinema italiano aveva già attraversato la stagione del neorealismo, risposta clamorosa a un certo cinema reazionario dell'anteguerra privo di connessioni dirette alla concreta quotidianità. Quello stesso anno Eduardo girava anche Ragazze da marito e un episodio del collettivo I sette peccati capitali. 3,5/10.
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